La risoluzione dell’Onu che ha autorizzato l’intervento militare in Libia, lungi dall'andare incontro alle aspirazioni di libertà e democrazia del popolo libico, ha come unico obiettivo l'impadronirsi delle ingenti risorse energetiche libiche.
Nonostante sia chiarissimo l’intento imperialista e neocolonialista della cosiddetta comunità internazionale, ci chiediamo come mai si consenta all'Arabia Saudita di inviare truppe per sedare le proteste nel vicino Bahrein, mentre si lasci il decennale presidente-dittatore yemenita Saleh sparare da giorni sulla folla che ne chiede le dimissioni. Si arriva al paradosso che la "petrolmonarchia" del Qatar, anch'essa impegnata nel reprimere le proteste del Bahrein con il suo esercito, ha allo stesso tempo annunciato che invierà i suoi aerei per la democrazia in Libia.
E ci chiediamo, inoltre, come mai la stessa apprensione democratica non venga esercitata nei confronti del popolo palestinese che da oltre 40 anni è sotto le bombe e l'aggressione israeliana e nei confronti d'Israele che non rispetta più di una risoluzione dell'Onu.
La verità è che sin dall'inizio Usa, Francia e Inghilterra si sono opposti a qualsiasi altro metodo di risoluzione pacifica del conflitto libico. Infatti, mentre la situazione in Libia precipitava, solo alcuni paesi progressisti dell'America latina hanno avanzato una proposta di mediazione, di soluzione politica del conflitto capace di scongiurare la guerra civile e l'intervento esterno armato.
In questa situazione paradossale, grave e imbarazzante è la posizione del Governo italiano: senza che ancora vi sia chiarezza sulla modalità di partecipazione dell'Italia alla missione di guerra, il governo appare solo preoccupato di far dimenticare il vergognoso trattato di amicizia Italia-Libia, le modalità con cui si è accolto il dittatore Gheddafi e di non perdere terreno rispetto agli interessi spartitori sul dopo-Gheddafi che muovono la missione. E ancora più paradossale appare - accanto ai nuovi "patrioti umanitari" del Pd e di tutto l'arco costituzionale - la posizione di componenti della sinistra, che aprono all'intervento militare e alla no fly zone in nome di un "saggio" interventismo democratico.
Di fronte a questa tragica situazione, riteniamo necessaria la più ampia mobilitazione per chiedere l’immediata cessazione delle azioni militari e la convocazione di una conferenza internazionale per la risoluzione pacifica del conflitto libico con tutte le parti in causa.
Il Prc-Fds è contro la guerra sempre - senza se e senza ma - e sostiene le lotte di liberazione di questi popoli ora e sempre (anche quando i governi occidentali sono amici dei dittatori); si oppone con forza all'intervento militare e all'uso delle basi sul nostro territorio nel rispetto dello spirito dell'art. 11 della Costituzione.
«Invitiamo le forze democratiche e pacifiste a intraprendere iniziative di lotta e sensibilizzazione a partire anche dalla nostra città»
La Federazione Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista - FdS di Alessandria
Nonostante sia chiarissimo l’intento imperialista e neocolonialista della cosiddetta comunità internazionale, ci chiediamo come mai si consenta all'Arabia Saudita di inviare truppe per sedare le proteste nel vicino Bahrein, mentre si lasci il decennale presidente-dittatore yemenita Saleh sparare da giorni sulla folla che ne chiede le dimissioni. Si arriva al paradosso che la "petrolmonarchia" del Qatar, anch'essa impegnata nel reprimere le proteste del Bahrein con il suo esercito, ha allo stesso tempo annunciato che invierà i suoi aerei per la democrazia in Libia.
E ci chiediamo, inoltre, come mai la stessa apprensione democratica non venga esercitata nei confronti del popolo palestinese che da oltre 40 anni è sotto le bombe e l'aggressione israeliana e nei confronti d'Israele che non rispetta più di una risoluzione dell'Onu.
La verità è che sin dall'inizio Usa, Francia e Inghilterra si sono opposti a qualsiasi altro metodo di risoluzione pacifica del conflitto libico. Infatti, mentre la situazione in Libia precipitava, solo alcuni paesi progressisti dell'America latina hanno avanzato una proposta di mediazione, di soluzione politica del conflitto capace di scongiurare la guerra civile e l'intervento esterno armato.
In questa situazione paradossale, grave e imbarazzante è la posizione del Governo italiano: senza che ancora vi sia chiarezza sulla modalità di partecipazione dell'Italia alla missione di guerra, il governo appare solo preoccupato di far dimenticare il vergognoso trattato di amicizia Italia-Libia, le modalità con cui si è accolto il dittatore Gheddafi e di non perdere terreno rispetto agli interessi spartitori sul dopo-Gheddafi che muovono la missione. E ancora più paradossale appare - accanto ai nuovi "patrioti umanitari" del Pd e di tutto l'arco costituzionale - la posizione di componenti della sinistra, che aprono all'intervento militare e alla no fly zone in nome di un "saggio" interventismo democratico.
Di fronte a questa tragica situazione, riteniamo necessaria la più ampia mobilitazione per chiedere l’immediata cessazione delle azioni militari e la convocazione di una conferenza internazionale per la risoluzione pacifica del conflitto libico con tutte le parti in causa.
Il Prc-Fds è contro la guerra sempre - senza se e senza ma - e sostiene le lotte di liberazione di questi popoli ora e sempre (anche quando i governi occidentali sono amici dei dittatori); si oppone con forza all'intervento militare e all'uso delle basi sul nostro territorio nel rispetto dello spirito dell'art. 11 della Costituzione.
«Invitiamo le forze democratiche e pacifiste a intraprendere iniziative di lotta e sensibilizzazione a partire anche dalla nostra città»
La Federazione Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista - FdS di Alessandria