venerdì 23 settembre 2011

Lavoratori del Comune “un bene comune”

Cari cittadini e cittadine di Alessandria,
non lasciatevi ingannare da chi è al Governo (Ministri Brunetta e Sacconi) e da chi amministra questa città: i lavoratori e le lavoratrici del Comune non sono e non possono essere dei fannulloni poiché senza il loro operato quotidiano e instancabile i vostri figli non potrebbero essere amorevolmente accuditi negli asili, le strade non potrebbero essere illuminate, il traffico urbano e gli incidenti stradali sarebbero una giungla ancora peggiore. Nessun professionista potrebbe avere certezze e regole su cui costruire i suoi progetti, le persone con dei bisogni particolari non avrebbero né orientamento e né ascolto. La biblioteca sarebbe definitivamente chiusa e molti di voi continuerebbero a frequentare un Teatro introducendo nei polmoni le pericolosissime fibre di amianto.
I lavoratori del nostro Comune lavorano spesso senza indirizzi, senza mezzi e con tante difficoltà per meno di 1200 euro al mese. Non sono dei fannulloni perché siete voi a controllare ogni giorno la loro presenza e il loro lavoro. Perché senza di loro la nostra città non avrebbe argini alla crisi e resterebbe senza i servizi essenziali. La recente protesta di tutte le sigle sindacali unite a chiedere giustizia, equità e diritti per questi lavoratori è stata accostata in maniera del tutto strumentale dal Sindaco Fabbio a un fatto gravissimo da lui perpetuato ai danni dei lavoratori e dei sindacati: l'oscuramento da parte del Comune dei siti gestiti dalle rappresentanze sindacali unitarie che funzionano come bacheche sindacali. Questo oscuramento da parte della giunta di centrodestra è senz'altro da configurarsi come comportamento antisindacale con l'aggravante di negare l'evidenza e cioè che l'utilizzo di internet è indispensabile per la progettazione e la soluzione dei problemi dei cittadini e della città nel suo insieme. Mentre si sperpera con consulenze inappropriate e si fanno attendere i creditori per anni, l'amministrazione comunale di centrodestra ha tagliato drasticamente gli abbonamenti a riviste giuridiche ed economiche nonché ai quotidiani locali, che sono strumento di lavoro indispensabile nella pubblica amministrazione di tutta l'Europa.
L'interdizione ai soli dipendenti comunali (non per i dirigenti e per i politici) all'accesso dei siti dei quotidiani locali presenti sul web poi è un fatto gravissimo che dovrebbe fare indignare non solo i cittadini di questa città ma l'intero Paese. Ciò che non si può controllare direttamente viene cancellato e questo ci ricordai tempi bui dei regimi totalitari. Evidentemente i rapporti dispendiosi con la Cina intrattenuti da questa amministrazione sono stati così incoraggianti da doverne imitare le pratiche autoritarie.
Cari cittadini, difendiamo i nostri lavoratori senza distinzioni, difendere i servizi pubblici significa difendere i diritti di tutti. I diritti non sono dei privilegi e vanno difesi con la lotta e la solidarietà.

Il Circolo cittadino del Partito della Rifondazione Comunista di Alessandria

giovedì 22 settembre 2011

15 ottobre,indignarsi è giusto

Piazza Esedra-San Giovanni: alla fine del percorso le uniche concessioni alla tradizione potrebbero essere proprio i capolinea del corteo del 15 ottobre. Tutto il resto sarà affidato alla creatività di chi avrà deciso di accogliere l'appello degli indignados spagnoli per una giornata europea e internazionale "United for global change", prima scadenza internazionale convocata dal basso.Cosa accadrà al termine di quel corteo? L'indignazione riuscirà ad accamparsi, a occupare lo spazio pubblico coniando forme di democrazia reale e una propria piattaforma, che poi sono i tratti distintivi di quanto avviene in mezza Europa? Assedierà o si terrà alla larga, quasi a ignorarli, i palazzi del potere? Ci sarà un palco o verrà scelta una modalità più partecipativa e orizzontale? Ci sarà solo la piazza romana o ci si convocherà anche in altre città per decentrare e ampliare la partecipazione? Ciascuno di questi nodi esprime prospettive differenti ma inizia ad essere chiaro che quel giorno sarà l'inizio di una mobilitazione imponente e lunga almeno quanto la crisi. L'innovazione non allude a un "copia e incolla" di pratiche mutuate dall'estero ma di costruire un percorso a disposizione della sollevazione possibile visto che, nei mesi precedenti, l'indignazione italiana ha già espresso grandi mobilitazioni (studenti, donne, precari, il decennale del 2001 genovese) ma segnali di "eccedenza", alla ripresa estiva, non è che si siano registrati almeno al di fuori della partecipazione allo sciopero del 6 settembre. Il movimento studentesco ha appena rimesso piede nei suoi luoghi, l'Uds per il 7 ottobre ha convocato cortei in ogni città. L'attesa, tuttavia, è palpabile per una manifestazione che vedrà convergere a Roma decine di migliaia di persone. Segno ne è la terza riunione dello spazio di coordinamento che ha visto ieri la partecipazione di un centinaio di persone appartenenti a vario titolo alle sigle sociali, politiche e sindacali che agiscono lo spazio del movimento antiliberista di questo Paese. Solo la settimana precedente erano meno della metà.
Dal salone dell'Arci nazionale s'è usciti con un invito a costruire nei territori la partecipazione italiana «contro la distruzione dei diritti, dei beni comuni, del lavoro e della democrazia compiuta, con le politiche anticrisi, a difesa dei profitti e della speculazione finanziaria», si legge nel comunicato finale prodotto dopo decine di interventi. Un'indicazione in sintonia con quanto sta già accadendo in periferia: da domani e ogni venerdì, fino al 15 ottobre, la società civile cosentina, ad esempio, manifesterà lungo Corso Mazzini e fino a Piazza dei Bruzi.
Il Coordinamento 15 ottobre, tuttavia, non è un social forum. Prevale, al momento, una versione piuttosto minimale, di servizio, con l'obiettivo di preparare una piazza grande e inclusiva ma che non scalfisce la polarità su cui l'esperienza nostrana sembra inchiodata, quella tra conflitto e sua rappresentazione. Una polarità tutta interna all'anomalia italiana (berlusconismo, bipolarismo, assenza di una opposizione politica, concertazione) in cui sono tutte da ricostruire la istituzioni di movimento e la rappresentanza politica dei soggetti conflittuali. Dunque il coordinamento curerà unitariamente la logistica e l'organizzazione della manifestazione nazionale di Roma e ne definirà le sue parti comuni. «Il suo obiettivo è favorire la massima inclusione, convergenza, convivenza e cooperazione delle molteplici e plurali forze sociali, reti, energie individuali e collettive che stanno preparando e prepareranno la mobilitazione con i propri appelli, le proprie alleanze, i propri contenuti. Ci impegniamo insieme a costruire una manifestazione partecipata, pacifica, inclusiva, plurale e di massa, il cui obiettivo è raccogliere e dare massimo spazio alla opposizione popolare, alle lotte e alle pratiche alternative diffuse nel nostro paese. Sarà una tappa della ripresa di spazio pubblico di mobilitazione permanente, come si sta realizzando in tutta Europa e nel Mediterraneo».
Nel fine settimana le singole realtà saranno occupate in vari appuntamenti: dalla Perugia-Assisi alla convention bolognese di San Precario fino alla kermesse di Uniti contro la crisi in un ex cinema romano occupato a San Lorenzo. Martedì prossimo, dalle 11 ancora all'Arci nazionale, il prossimo appuntamento per varare il titolo/slogan della manifestazione e l'arrivo del corteo che alcune reti preferibbero in una piazza più centrale. Funzioneranno una mailing list, un blog, la comunicazione virale sui social network.

Tratto da Liberazione.it

mercoledì 14 settembre 2011

Coalizione e beni comuni

Il risultato dei referendum, conferma la necessità di un cambiamento da tempo al centro della nostra elaborazione e proposta politica, che non divide ma accomuna. Ad Alessandria il 93,97% dei cittadini votanti ha deciso per abolire l’obbligo di privatizzare i servizi. Non solo acqua, ma anche trasporti, rifiuti, energia, educazione, formazione, cultura, insomma i beni comuni.
Il rilancio della gestione dei servizi, che devono rimanere in mani pubbliche e sul territorio, riconvertendo economie e professionalità, puntando su progetti innovativi e non su modelli bocciati tanto elettoralmente quanto culturalmente ed industrialmente. Dunque ogni proposta sensata di rilancio della città passa per la tutela dei beni comuni, acqua, energia, lavoro, trasporti non secondo le logiche di mercato, ma della Democrazia.
Occorre una discussione dal basso, scevra da recriminazioni o pregiudizi, in cui sviluppare e condividere un confronto politico e culturale che tenga conto dell’espressione referendaria, che lanci una campagna generale sui beni comuni, . Rifondazione Comunista è già stata protagonista presentando documenti in molti consigli comunali in provincia, ora queste battaglie devono essere condivise da un’unità sociale e politica.
Andrebbero superati i modelli di confronto politicista e per costruire un vero laboratorio in cui convergere esperienze dai lavoratori ai movimenti, alla politica, in un processo programmatico vero e proprio. Le forze che pensano di governare la città dovranno riformulare e comprendere la nuova agenda, sulla quale costruire una spinta di cambiamento profondo, di partecipazione e quindi di cammino democratico.
Il concetto di un “welfare diffuso” passa anche attraverso la gestione diretta e pubblica dei beni comuni. A questo proposito riteniamo doveroso, ribadire la necessità di utilizzare proporzionate risorse, per sostenere tutti i cittadini con particolare attenzione agli anziani ai disabili e ai minori. Siamo a conoscenza della gravissima situazione che molte famiglie con figli disabili devono sostenere a causa della politica nazionale e locale che non intende in alcun modo occuparsi delle famiglie e dei più deboli. Il Cissaca sta attendendo 8 milioni di euro dal Comune che ha proposto una rateizzazione del debito mai portata avanti. Le conseguenze sono state descritte in questi giorni dai volontari dell'Aias e dalle cooperative sociali, ed altre, meno conosciute sono ancora più drammatiche. I cittadini più fortunati hanno comunque il diritto di ottenere un'offerta adeguata e pubblica di servizi a domanda individuale, di qualità così come è sempre stato nella tradizione amministrativa di questa città che ha sempre vantato servizi di qualità superiore a quelli offerti dai privati. Questi servizi non dimentichiamocelo significano anche integrazione sociale, che sta alla base di una convivenza pacifica e non conflittuale dei cittadini. Esiste un bisogno di rilevante importanza circa i preadolescenti che non hanno luoghi e sostegno del loro camminino di crescita: la mancanza di prevenzione ed ascolto, la mancanza di un tempo accompagnato e guidato può voler significare un futuro incerto dal punto di vista della salute e dell'educazione, per i nostri figli e ingenti danni per tutta la nostra comunità.
Questa è una città malsana che necessita immediatamente un piano articolato per la tutela della salute dei cittadini e che sappia coniugare le necessità del lavoro con quelle della salvaguardia del territorio e del suo ecosistema, attraendo quelle aziende che investendo in ricerca, innovazione e responsabilità sociale sappiano offrire opportunità di lavoro qualificate e stabili e che investano sull'ambiente.
La politica deve definitivamente sganciarsi dai poteri finanziari e spesso al limite della legalità, mostrando alla città stili di vita sobri, passione per i cittadini e motivazione. Non possiamo più permetterci di farci fare “la festa” da oscuri imprenditori legati peraltro anche alla malavita organizzata. Fare politica nella nostra città non dovrà più essere “un posto di lavoro”ma una responsabilità precisa nei confronti della comunità.
La partecipazione dei cittadini alle decisioni amministrative non può più essere disattesa: esistono e vengono già praticati da altri comuni strumenti efficaci che permettono ad ogni singolo cittadino di esprimere il proprio parere sugli investimenti e sulle priorità da affrontare.
Questi sono per noi punti irrinunciabili per costruire un progetto di città e al contempo sostenere un candidato.

Circolo della Rifondazione Comunista di Alessandria - Federazione della Sinistra

mercoledì 7 settembre 2011

Rifondazione sullo sciopero

Il Partito della Rifondazione Comunista sostiene e partecipa in maniera convinta allo sciopero generale indetto dalla Cgil e dai sindacati di base per il giorno 6 settembre 2011.
Crediamo fortemente, nello strumento dello sciopero come mezzo democratico per ribadire la nostra totale contrarietà alla manovra iniqua e anti-popolare messa in atto dal governo delle destre, affine a Confindustria e ai poteri economici e finanziari delle banche. Riteniamo, questa, una manovra contro i lavoratori e non contro la crisi .L’idea che la manovra sia sbagliata ma sia sbagliato anche lottare per cambiarla è semplicemente una cosa senza senso, un’idiozia.
Per cambiare la manovra e per cacciare il governo occorre costruire la più forte mobilitazione sociale possibile.
Crediamo sia giunto il momento di dire basta e ribellarci prima che sia troppo tardi, perché la crisi non sia pagata dai lavoratori, dai pensionati, dalle casalinghe, dagli studenti, dai precari e dalle fasce più deboli.
Il Partito della Rifondazione Comunista avanza alcune proposte per una politica più vicina ai cittadini e che realmente risolva la crisi, tra cui, ad esempio, la tassa sui grandi patrimoni, al di sopra del milione di euro; la lotta all’evasione fiscale, facendo pagare per intero le tasse a chi ha usato lo scudo fiscale; riduzione a metà delle spese militari e gli stipendi a parlamentari e super managers; la restituzione dei finanziamenti pubblici da parte delle aziende che de localizzano e il blocco delle grandi opere inutili come la Tav e il ponte sullo Stretto.

Circolo della Rifondazione Comunista di Alessandria - Federazione della Sinistra