mercoledì 9 marzo 2011

Un partito tra scelte e tentazioni

Un marxista, in specie comunista,dovrebbe aver ben presente che vivendo in una società capitalista (in declino) il suo ruolo di seguace di un ideologia, denigrata, che non ha manifeste applicazioni nell'attuale, deve essere quello di una formica che scava dentro un muro molto spesso e che cerca faticosamente la via tra i mattoni.
Le formiche che scavano per aver un buon risultato, devono essere il più possibile e la direzione degli scavi deve essere la stessa.
Lo scrivente non crede certo di vedere sorgere entro la sua vita un mondo nuovo, dove il senso dell'equità sia diffuso su tutto il pianeta, però deve essere fatto in modo che l'ideologia seguita abbracci un concetto di globalizzazione (L'Internazionale non è forse questo?), percorso fallito per il capitalismo delle borse, dei titoli fantasma.
Il Partito Comunista italiano era il più grande partito Comunista Europeo, con pregi e difetti, con un ruolo nazionale di opposizione che faceva governo.
Questo Partito non era stato eliminato neppure dal fascismo, anzi negli anni della clandestinità si lavorò alacremente, il Partito Comunista Italiano venne chiuso dai suoi funzionari stipendiati e dai suoi parlamentari, tradendo il mandato di popolo.
Quando nacque Rifondazione Comunista il concetto progettuale andava oltre alla testimonianza, si voleva "rifondare" un partito partendo da una visione depurata da situazioni pregresse, cominciare a far tesoro della eredità buona e liberarsi del resto.
Il risultato di consenso fu buono da subito, certo distante dai risultati di partito di massa, ma dignitoso.
Un vero peccato che ben presto, in prossimità di alcune tornate elettorali, o situazioni di grandi scelte di percorso, venne ad innescarsi l'auto-referenzialità di funzionari, parlamentari, assessori, consiglieri comunali nominati nei consigli di amministrazione di enti, leader in cerca di gruppo da guidare,
In ordine cronologico:Comunisti Unitari,Comunisti Italiani,Sinistra Ecologia Libertà e non ultimi i compagni dell'Ernesto. Di taglio diverso è la situazione dei compagni che hanno seguito Ferrando e Turigliatto.
Il Partito Comunista deve a mio avviso, lavorare per avere un rapporto dignitoso di confronto con il centrosinistra al solo fine di battere le destre; esaurita questa fase, porsi in posizione autonoma, questo al fine di essere forza critica verso le destre e riformismo al tempo stesso.
Soltanto non ponendosi in una posizione governativa subalterna e quasi sicuramente contraddittoria al nostro pensiero, può esserci un risultato concreto.
Le situazioni che di volta in volta si potrebbero presentare andrebbero quindi affrontate con piùà serenità e logica. n
Nelle amministrazioni locali le cose potrebbero avere una diversa impostazione, dato che i compagni devono rispondere alle esigenze territoriali in maniera più diretta. Il coinvolgimento nei governi locali non deve poter portare a zero l'impegno di influenzare le scelte amministrative in senso marxista, per quanto possibile.
Importante è portare la politica del partito nelle amministrazioni, e non la politica dei membri di una giunta nelle sezioni del PRC.
La dimostrazione la abbiamo avuta più volte, sia a livello nazionale che locale, appena il partito prende una posizione non in linea con il grande alleato (nei tempi PDS, DS o PD) che ricopre una carica, molto frequentemente viene illuminato dal senso di responsabilità, esce dal partito, entra subito nella famiglia del grande alleato, o fonda un ulteriore gruppo, per poi accedere in seguito con buone referenze al gruppo dirigente di più quotata formazione.
I valori che ci hanno lasciato in eredità chi ha fatto la guerra di Liberazione non vanno solo commemorati ma applicati.
La voglia di essere l'ancella preferita dal re ha fatto perdere troppi bravi compagni,i mpegnati sempre di più a proporsi all'infinito, senza per altro portare nulla di concreto ai poveri terrestri. Nella probabilità che si arrivi alle elezioni nazionali e si identifichi un leader che sia tale, non certo di stampo "Veltroniano"o peggio "Rutelliano"e non un guru, si spera.
Peccato che i più giovani non abbiano il conforto del rimpianto (scusatemi l'ossimoro) della prima Repubblica.

Scaviamo come tante formiche nel muro,non accontentiamoci del rifugio di un buco già fatto!

Saluti a pugno chiuso.
Massimo Orero (Segretario Circolo PRC-FdS di Alessandria)

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