venerdì 31 dicembre 2010

La Federazione della Sinistra di Alessandria esprime la più totale solidarietà e il pieno appoggio alla Fiom

Con la firma del diktat di Marchionne a Mirafiori nasce il sindacato di regime, garantito dai padroni e contro i lavoratori. Come sotto il fascismo i sindacati collaborazionisti nomineranno i propri fiduciari mentre i lavoratori non potranno più eleggere i propri rappresentanti. Vi è un legame strettissimo tra la demolizione dei diritti dei lavoratori e la trasformazione del sindacato in cinghia di trasmissione del padrone: è il disegno anticostituzionale e fascista che Marchionne sta perseguendo.
L’accordo separato, firmato con la Fiat su Mirafiori rappresenta una svolta di enorme gravità nella storia del paese e non può essere considerato una questione sindacale.
Oltre che rappresentare in maniera inequivocabile la demolizione dei diritti sanciti da leggi e Contratto Nazionale prevedendo solamente un netto peggioramento delle condizioni di lavoro in fabbrica, disegna un ruolo per i sindacati e i lavoratori che è in radicale contrapposizione al quadro di regole stabilite dalla Costituzione Repubblicana.
Per la prima volta dalla fine del ventennio i lavoratori non potranno più liberamente scegliere a quale sindacato associarsi e gli verrà negato un diritto sacrosanto, il voto delle proprie rappresentanze.
Il nuovo contratto prevede turni fino a dieci ore giornaliere, distruzione delle pause e del diritto alla salute, totale flessibilità della prestazione e dei turni.
I lavoratori e le lavoratrici diventano semplicemente una merce a disposizione della’azienda da utilizzare ad uso e consumo dell’azienda.
Pieno appoggio e solidarietà, quindi, alla Fiom che cerca semplicemente di fare il suo mestiere: rappresentare e difendere i lavoratori.

Federazione della Sinistra (PRC-PdCI) provinciale di Alessandria

venerdì 17 dicembre 2010

Documento politico proposto dalla Segreteria Provinciale del PRC al CPF

Il 20-21 novembre 2010, si è svolto a Roma il primo congresso della Federazione della Sinistra, ed è stato certamente un evento importante per la vita del nostro partito e per gli impegni che come federazione provinciale del PRC dovremo affrontare nel prossimo futuro.
Il congresso di Roma ha dato vita ad un soggetto politico federato e plurale, composto da organizzazioni diverse che andranno, tra l’ altro, a congresso nell’ anno venturo.
La federazione si costituisce su due assi principali: il socialismo del XXI secolo come ricerca nel mondo attuale di una fuoriuscita dal capitalismo basata sulla fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo; l’unità d’azione di tutte le forze anticapitaliste e classiste, siano esse comuniste o non comuniste.
Sul piano della linea politica la Federazione propone una vasta alleanza democratica per battere Berlusconi e il pericolo delle destre, senza però ritenere possibili accordi di governo col PD o patti di legislatura con forze così eterogenee.
Inoltre la Federazione promuove l’ unità delle forze della sinistra sul piano dei contenuti e delle battaglie sociali dei lavoratori e degli studenti.

Preso atto del congresso della Federazione della sinistra e della linea scaturita dai suoi deliberati, riteniamo come segreteria provinciale del PRC utile ed indispensabile che il CPF del PRC si esprima per dare avvio alla costruzione della FdS anche nella nostra provincia. Per questo proponiamo al Comitato Politico Federale un percorso e una serie di iniziative ed attività per poter raggiungere gli obbiettivi che ci prefiggiamo.

Riteniamo che dare avvio al processo di costruzione della FdS significhi dare spessore politico alle attività della Federazione stessa e rafforzare la presenza di questa nel campo politico.
Per questo proponiamo tre piani di azione da sviluppare nelle prossime settimane:

1. Iniziare un solido lavoro di inchiesta sulle fabbriche e sui luoghi di lavoro che ci consenta di entrare in contatto col mondo sindacale con le RSU e con i lavoratori. Potremo essere aiutati in questo dal compagno Matteo Gaddi che è responsabile lavoro del partito.
2. Vi è la necessità di ricostruire una relazione con le altre forze politiche del centrosinistra e della sinistra, sia a livello locale che provinciale, per verificare la reale capacità delle altre forze politiche di interagire con il momento di profonda sofferenza sociale degli strati più deboli della società e la loro disponibilità a costruire fronti ed alleanze per dare risposta alle domande di riscossa sociale proveniente da studenti e lavoratori.
3. Ricostruire un rapporto continuo con i compagni che hanno incarichi istituzionali ad ogni livello iscritti alla FdS.

Queste attività sono da svolgersi proponendole come piano di lavoro ai compagni del PdCI al fine di farne l’asse su cui caratterizziamo la FdS nella sua fase di costruzione e le diamo un ruolo nel panorama della politica provinciale.
La segreteria provinciale ritiene necessario che il CPF del PRC di Alessandria si esprima sul piano di lavoro sopra indicato, per poi dare corso e gambe alle cose decise e da attuare, con una assunzione di responsabilità di ogni singolo compagno.
Questo è il momento di porre con chiarezza a tutti noi il problema della efficacia del nostro agire politico; per far questo c’è bisogno di partecipazione responsabile alla linea del partito evitando le discussioni litigiose fra correnti che nella lotta interna si elidono a vicenda.
Lo sforzo grande che dobbiamo compiere richiede chiarezza di intenti fra di noi a partire da l’esigenza di pervenire ad un mandato chiaro alla segreteria provinciale per svolgere i difficili compiti che la fase politica richiede.

Segreteria PRC Alessandria

Il documento è stato approvato ad un'unanimità del Comitato Politico Federale del 16 Dicembre 2010

giovedì 16 dicembre 2010

La repressione non fermerà questo movimento

Ieri è tornato in campo prepotentemente il movimento degli studenti. Il governo – come a Genova quasi dieci anni fa – ha scatenato una repressione che ha un solo obiettivo: trasformare la questione politica posta dai giovani in una questione di ordine pubblico. Il tentativo – come a Genova dieci anni fa – è di utilizzare la repressione per fermare il movimento. Quindi Berlusconi resta in sella e manganella gli studenti. Questo potrebbe essere a prima vista il commento della giornata di ieri. Credo tuttavia che occorra andare un po’ più a fondo e vedere cosa è effettivamente accaduto. In primo luogo Berlusconi ha sì vinto, ma è del tutto evidente che con tre voti di margine non può governare. La situazione non è quindi destinata a durare. In secondo luogo, il modo in cui Berlusconi ha comprato i voti sta facendo vergognare una parte del suo stesso elettorato e il presidente del consiglio esce quindi vincitore dalla battaglia, ma per nulla rafforzato e probabilmente le elezioni anticipate si avvicinano.
Chi esce pesto è Fini e con lui il tentativo di costruire una sorta di transizione interna al blocco di potere berlusconiano. Le ipotesi di governi tecnici o di responsabilità che mantenessero integro il programma del caudillo sostituendo la sua impresentabile leadership sono da oggi decisamente più deboli. Le soluzioni intermedie – da noi avversate in tutti i modi – interne al blocco di potere del regime sono quindi in larga parte evaporate.
La situazione che abbiamo dinnanzi è dunque più radicalizzata. Berlusconi lavora per un’uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, in una deriva antidemocratica e antipopolare. Noi dobbiamo lavorare per un’uscita a sinistra, che si ponga l’obiettivo di abbattere Berlusconi e insieme a lui il berlusconismo.
Fino a poche settimane fa avevamo fondato questa nostra prospettiva prevalentemente sulla proposta politica di costruzione del fronte democratico. Oggi, la crescita del movimento pone le basi materiali affinchè quella prospettiva abbia basi di massa e sociali. Il movimento degli studenti ha un carattare per nulla effimero e si alimenta di una condizione di drammatica precarietà percepita sempre di più come un’insopportabile ingiustizia. Non è un caso se esso ha voluto e saputo naturalmente saldarsi alle grandi manifestazioni sindacali di queste settimane, riscoprendo una saldatura di interessi e di prospettive con quella parte del mondo del lavoro che a sua volta non vuole soccombere sotto i colpi dell’offensiva che il grande capitale gli ha scatenato contro. Dovrebbe essere ormai chiaro che nessuna ipotesi di “patto sociale” è perseguibile senza che essa si trasformi in una disastrosa capitolazione. La Cgil può (deve) oggi svolgere una funzione di cruciale importanza: unire le ragioni e i soggetti sociali che stanno pesantemente pagando questo stato di cose, ma hanno abbandonato ogni remissività. Lo sciopero generale è la scossa salutare e profonda che può ridare una chance alla democrazia.


Paolo Ferrero Segretario Nazionale PRC-FdS
Tratto da www.paoloferrero.it

martedì 7 dicembre 2010

In memoria di un rivoluzionario

Mario Monicelli ha deciso di non essere più in mezzo a noi. Attraverso il cinema questo esile e grande uomo, con dignità e senso dell’umorismo, si è battuto sempre per la giustizia e l’uguaglianza. Ha parlato di guerra, di amicizia, di comunismo, di storia, di femminismo, e ancora pochi mesi fa di “rivoluzione”. Il suo sguardo è sempre stato quello degli umili, di chi combatte.
Per questo non bisogna essere particolarmente colti o appassionati di cinema per amare questo grande regista. La rassegnazione di Capannelle che si mette a mangiare pasta e ceci dopo aver sbagliato a fare il buco nel muro, ne I soliti ignoti, ce la ricordiamo tutti. Così come tutti ci ricordiamo della simpatia e della forza vitale di Monica Vitti, ne La ragazza con la pistola. O della disperazione di Alberto Sordi quando, in Un borghese piccolo piccolo, vede morire il figlio a causa di una rapina.
Ha fatto tanti film Mario Monicelli e ha saputo non solo raccontare questa nostra Italia ma ne ha sottolineato i tratti, evidenziato le caratteristiche. Monicelli ha saputo produrre arte di altissimo livello attraverso la trasposizione in vite vissute delle caratteristiche della nostra gente. C’è molta più comprensione dell’Italia in molti suoi film che in tanti trattati sociologici.

Mi piace pensare che Monicelli ha saputo fare questo proprio perché comunista, perché rivoluzionario. Monicelli non era un regista e poi un comunista. Egli ha fuso insieme questi due termini, da un lato assumendo un particolare punto di osservazione del mondo - dal basso - e dall’altro ponendo il problema del trascendimento della realtà qui ed ora, della ribellione. «La speranza, diceva, è una trappola inventata dai padroni. Bisogna avere il coraggio di ribellarsi... e cercare il riscatto che in Italia non c’è mai stato».
Vi è in questa frase una forza enorme; un comunismo non ridotto a pratica religiosa della speranza nel futuro ma, al contrario, il comunismo vissuto come urgenza del cambiamento qui ed ora. Il coraggio di ribellarsi è quella scintilla, quello scarto, che ci parla della possibile costruzione di una soggettività non inscritta nel dominio di quelli che lui giustamente chiamava padroni. L’antipatia per il potere, per l’arroganza, per la sopraffazione, per il cinismo e un interesse vero per tutto ciò che riguardi la dignità umana. Lo stesso senso della dignità umana che l’ha portato probabilmente a togliersi la vita pur di non finire, malato, a dover dipendere da chissà quale meccanismo medico.
Lo vogliamo ricordare così, comunista non pentito, che ci ha accompagnato con i suoi film, ci ha onorati con la sua iscrizione a Rifondazione e con il sostegno nelle campagne elettorali. Grazie Mario, per quello che sei stato e per quello che hai fatto.

Paolo Ferrero: Segretario Nazionale PRC
Tratto da www.rifondazione.it


lunedì 6 dicembre 2010

NESSUNO SPAZIO PER I FASCISTI NELLE NOSTRE CITTA’

Siamo addolorati, ma prima di tutto arrabbiati, per quello che è successo ad Acqui Terme con la complicità dell’amministrazione comunale. Lunedì 6 Dicembre infatti è stato presentato con il patrocinio del comune e dell’assessorato alla cultura della città termale, il libro di Domenico di Tullio “Nessun dolore” sulla nascita e il fenomeno fascista di Casa Pound. Il libro non è una inchiesta giornalistica, ma bensì un romanzo celebrativo e di propaganda. Noi però conosciamo bene chi sono questi “bravi ragazzi” di Casa Pound che non hanno mai negato le loro idee fasciste, razziste e xenofobe e che sono stati tra gli autori di aggressioni e cariche come quella avvenuta in piazza Navona durante le proteste degli studenti dell’onda un paio di anni fa. Anche se pubblicamente i dirigenti di casa pound usano toni distensivi proclamandosi vittima di intolleranza e nascondendosi dietro il concetto di libertà di parola si deve sottolineare come ormai non si contano più le loro aggressioni squadriste, soprattutto a Roma, come quella del 16 Marzo all’università di Tor Vergata con il ferimento di cinque studenti.
Questa presenza insulta non solo noi, ma tutta la provincia di Alessandria, medaglia d’oro della resistenza, facciamo quindi appello a tutte le forze democratiche ed antifasciste perché non siano più permesse certi tipi di manifestazioni, spacciate per culturali, aggravate ancora di più dal patrocinio di un comune.

Nessuno spazio per i fascisti nelle nostre città!

La segreteria provinciale del Partito della Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra di Alessandria