venerdì 23 luglio 2010

ARTESIO (PRC-FdS): INTERROGAZIONE URGENTE SU ECOLIBARNA

La Capogruppo della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio ha presentato un’interrogazione urgente sulla “revoca stato di emergenza sito inquinato Ecolibarna”. All’interrogazione risponderà in Consiglio Regionale, durante la “question time” di mercoledì 28 alle ore 14,30, l’Assessore all’Ambiente Ravello. Di seguito il testo:

Premesso che:
- Il Direttore di dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso ha comunicato al prefetto di Alessandria Paolo Francesco Castaldo, nella sua veste di commissario straordinario alla bonifica del sito inquinato Ecolibarna sito a Serravalle Scrivia, che non vi sono più i presupposti per il mantenimento del regime derogatorio (comunemente chiamato stato di emergenza) in scadenza il 31 luglio

- Tale regime ha consentito di affidare ad un commissario la messa in sicurezza, dal 2004 ad oggi, della discarica dove Ecolibarna ha stoccato materiale altamente tossico. Il commissario ha provveduto ad eseguire i lavori più urgenti per una messa in sicurezza accettabile, ma che tali lavori non sono ancora terminati

Considerato che:
- L’ipotesi della revoca o cessazione dello stato di emergenza non permetterebbe di proseguire nelle attività di risanamento e messa in sicurezza dell’area

Interroga l’Assessore competente:
- per sapere quali azioni la Regione Piemonte possa intraprendere presso il Governo nazionale per mantenere il regime derogatorio, come richiesto tra l’altro dal Sindaco Molinari e dal Comitato spontaneo dei cittadini che risiedono nell’area

martedì 20 luglio 2010

Acqua: raccolta record di firme

L'acqua è un bene comune e non può essere affidato al libero mercato. Sulla base di questa convinzione il comitato per l'acqua pubblica ha raccolto oltre un milione e quattrocentomila firme a favore dei referendum abrogativi delle norme che consentono la cosiddetta 'privatizzazione dell'acqua', ultima delle quali è quella sui servizi pubblici locali compresa nel decreto Ronchi. I promotori del referendum, un vasto cartello di associazioni e realtà della società civile, stamattina hanno depositato le forme raccolte presso la Corte di Cassazione, che dovrà procedere alla loro convalidazione e svolto una manifestazione a piazza Navona per annunciare il risultato.

Nessun referendum ha raggiunto questo livello di adesione, "è un record", recita il volantino distribuito in piazza, anche se ovviamente il riferimento al referendum sul divorzio, che raccolse un milione 370mila firme, è improponibile perché quelle furono le firme autenticate dalla Cassazione e di norma tra la raccolta e la certificazione qualche decina o centinaia di migliaio di firme viene cassato per irregolarità varie. La parte
del leone nella raccolta di firme l'ha fatta la Lombardia, con 236.278 moduli compilati. Al secondo posto il Lazio, con 146.450 sottoscrittori. Fanalino di coda la val d'Aosta, con 835 firme. In piazza stamattina a festeggiare il risultato c'erano fra gli altri Stefano Leoni, presidente del Wwf, padre Alex Zanotelli, Marco Bersani di Attac, Corrado Oddi della Funzione pubblica Cgil, alcuni esponenti dei partiti della sinistra che hanno appoggiato (ma non promosso, precisano gli organizzatori) la raccolta di firme: Prc, Verdi, Sel. Il prossimo appuntamento del
'popolo dell'acqua' è fissato per il prossimo 18 e 19 settembre, con una assemblea nazionale dei movimenti per l'acqua che si terrà probabilmente a Firenze. La prossima sfida per il comitato promotore, ovviamente, è la vittoria nel referendum, dopo il fallimento del quorum in tutte le ultime consultazioni di questo genere: bisogna "portare almeno 25 milioni di italiani - si dice nel volantino dell'iniziativa - a votare tre sì la prossima primavera", un risultato "che oggi, alla luce del 'risveglio democratico' a cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile".

Tratto da: "www.liberazione.it"

lunedì 19 luglio 2010

Le valutazioni di risparmio del prof. Vandone.

In questi ultimi tempi abbiamo sentito parlare frequentemente, a tutti i livelli, da quello Romano, a quello Torinese, a quello Alessandrino, di risparmi dovuti sulla spesa pubblica, sulla scuola,sui servizi, sulla cultura e della sempre più sospesa spada di Damocle sulla testa della sanità pubblica.
Tutte queste forzose ed “inevitabili” restrizioni (dovute, in parte, alla crisi planetaria generata dalle speculazioni criminali del mondo finanziario ed anche, in ambito nostrano, dalla scellerata programmazione economica del nostro governo) vanno a rendere ancor meno sopportabile la situazione per la maggioranza degli Italiani, ma non certo a chi questa situazione l'ha generata.
A livello Alessandrino il programma economico che il professor Vandone intende portare avanti comporta i dovuti tagli e sacrifici.
Vendere il patrimonio comunale, quello in essere e poi, in seguito, sicuramente quello che arriverà dal demanio.
La crisi economica degli enti locali ha certamente creato un buon circuito di affari per alcuni.
La vendita, o la svendita in molti casi, dei “gioielli di famiglia” di comuni, province ed enti, è senza dubbio un piatto appetitoso per chi sembra che crisi non conosca, visto che la disponibilità di denaro, ed immediata, per alcuni sembra non sia un problema.
La ciliegina sulla torta arriva dal governo con il demanio “federale”.
Cedere agli enti locali beni immobili, aree di terreni con valore culturale e paesaggistico, nel momento in cui l'attività principale di questi è fare cassa con le vendite, significa fare un regalo agli speculatori.
Chi plaude, come la Lega Nord, a questo come ad una conquista del federalismo non valuta, od è in malafede, che questa non è una conquista del localismo, ma una vittoria del liberismo ed una sollecitazione per i “comitati d'affari”.
I Comuni sono in ginocchio proprio per la mancanza di trasferimenti di risorse economiche da Roma, il trovare risorse in loco, dopo la consistente cancellazione di una parte dell'ICI, significa andare pancia a terra con le contravvenzioni e semafori “intelligenti” (taroccati o regolari), vendere il patrimonio immobiliare, cessione delle società partecipate, in toto od in percentuale, mettere in opera alchimie strane per creare situazioni di estrapolazione di dipendenti comunali verso altre incognite realtà.
Il federalismo è un argomento elettorale di comodo per qualcuno ed un reale alibi a fini speculativi per qualcun altro.
Si vuole fare attenzione alle spese e sanare il bilancio anche con le vendite a questo punto dovute(?), ma come mai, in un ottica di risparmio, non appare al signor Vandone alquanto strano che possa essere affidata al signor M.B. una consulenza al fine di verificare l'andamento dei prezzi di mercato, in riferimento particolare al settore agroalimentare.
Il risultato di questa indagine c'è stato? Ai cittadini è arrivato? Forse dalle pagine del notiziario informativo che dovrebbe arrivare ai capi famiglia, ma che regolarmente non esce più?
Allora a che fine dare una consulenza i cui eventuali risultati non risultano in concreto di nessuna utilità al pubblico?
Il cittadino merita però di essere informato che questa consulenza è costata 60000 euro.
Rivolgersi alla Camera di Commercio, o ad una associazione di consumatori, per provare a chiedere se per caso erano già in possesso di tali dati?
Altra cosa strana è come possa apparire non anomalo al signor Vandone che un presidente di consiglio comunale possa fornire richieste di rimborso per assenze dal lavoro da un'azienda di proporzioni non certo di una multinazionale, ma con remunerazioni pari ad un dirigente di una di queste?
Certo basta che la documentazione venga regolarmente fornita ed gli eventuali dubbi vengono cancellati.
Saluti a pugno chiuso.

Massimo Orero: Segretario circolo di Alessandria PRC (FdS)

sabato 10 luglio 2010

PIEMONTE NUCLEARE? L’OPPOSIZIONE PUO’ RIPARTIRE DA UNA PAZIENTE UNIONE DI RAZIONALITA’ CRITICA, DEMOCRAZIA, TESSITURA DI ALLEANZE SOCIALI E POLITICHE

“Sul nucleare il Piemonte c’è”. “Sono per l’utilizzo consapevole delle risorse naturali”. Queste due icastiche frasi, nette da ogni residuo di dubbio, sono state pronunciate dall’Assessore regionale all’Ambiente Ravello alla recente presentazione dello stato dell’ambiente sulla base del rapporto dell’ARPA.

Purtroppo non credo che la consapevolezza sia mancata o manchi tra le fila di chi ha promosso e resiste nel promuovere le energie a base fossile. E’, semmai, una consapevolezza dimentica del futuro, “sviluppista” nel suo animo profondo e nemica di un’idea critica capace di porre il bene comune dell’energia su un terreno di riconversione razionale e democratica. Ravello, dunque, riafferma, forse involontariamente, una cultura da “ballo sul Titanic”, confermata dall’innamoramento senza condizioni per l’atomo. Del resto, ancor prima che la Consulta della Corte Costituzionale decidesse di dar torto alle Regioni ricorrenti (vedremo le motivazioni della sentenza), fu direttamente il presidente Cota ad annunciare il ritiro del ricorso piemontese mettendo subito in chiaro, per quella via due cose. Il centro destra non si sente messo in un angolo da una legge nazionale che usurpa i titoli di intervento da parte delle regioni in materia energetica. Il centro destra, dopo le viscide contorsioni di suoi esponenti in campagna elettorale, è supino rispetto al rilancio nucleare voluto dalla coppia Berlusconi – Scajola e supportato da lobbies economico energetiche sia in Italia che in Francia (che non vede l’ora di vendere a noi tecnologie invendibili altrove!).

In campo fortunatamente rimangono ancora i ricorsi alla Consulta di alcune regioni su un decreto legislativo del febbraio scorso, che parla di semplice attivazione della Conferenza unificata Stato-Regioni, ma evita di rendere la singola regione titolare della co-decisione con lo Stato. Per restare in Piemonte vanno invece segnalati, con diversa decorrenza dei singoli iter giuridici, i ricorsi contro la trasformazione degli attuali siti nucleari (Saluggia, Trino, Bosco Marengo) in depositi di se stessi. Tali ricorsi vedono la confluenza attiva di associazioni, singoli cittadini ed ex consiglieri regionali, che non hanno inteso abbassare la guardia già negli scorsi anni e che ora vedono pericolosamente, grazie alla legge nazionale, ristretti gli spazi di azione. A proposito di norme nazionali, chi si ricorda ancora che il deposito centralizzato doveva già essere realizzato per fine 2008? Solo Ravello pare essere ottimista e non vede l’ora di mettere il Piemonte in pista con un suo nuovo impianto. Peccato che quel deposito sia per certi versi una vera e propria chimera o, per altri, rischi di essere nei fatti già presente proprio sul nostro territorio, mentre si fa finta di non capire che Saluggia, per fare un esempio, già oggi contiene gran parte delle scorie presenti in Italia.

In questa situazione, davvero difficile, a noi spetta il compito, dentro la costruzione di coalizioni sociali e politiche le più ampie, di rilanciare puntualmente una discussione democratica e partecipata di natura critica e documentata.

Occorre ricordare che le centrali nucleari rappresentano la soluzione più pericolosa ai problemi creati dai combustibili fossili, sia in termini di sostanze tossiche che vengono create per ogni chilowattora di energia elettrica prodotta, sia ancor più in termini di sostanze tossiche che vengono create per ogni kg di CO2 evitata. Esse sono scarsamente efficaci nell’azione di rallentamento dei cambiamenti climatici, sono poco tempestive a causa dei lunghi tempi di realizzazione e delle notevoli emissioni prodotte nella costruzione, nello smantellamento ed anche nell’approvvigionamento dell’uranio, specie se si dovrà utilizzare minerale povero. Durante il funzionamento producono al loro interno rifiuti altamente radioattivi che in caso di incidenti possono essere proiettati all’esterno e che, in ogni caso, rimangono pericolosi per migliaia di anni.

In ogni caso emettono, durante il loro normale funzionamento, rifiuti radioattivi liquidi e gassosi che sottopongono i cittadini ad esposizioni ufficialmente definite "basse", ma non per questo meno pericolose in termini collettivi. Possono, insieme ai depositi nucleari e agli impianti di riprocessamento, essere un tragico bersaglio per atti terroristici devastanti, mentre comportano la produzione di plutonio e uranio impoverito, che possono avere impiego nel settore militare.

Dal punto di vista economico non hanno un costo competitivo, specie se il minerale da cui si ricaverà l’uranio sarà sempre più povero, se si dovranno costruire gli impianti di riprocessamento e di autofertilizzazione e se si considera anche il costo dello smantellamento e della custodia millenaria delle scorie radioattive. Subordinano la sicurezza di approvvigionamento elettrico alle disponibilità di uranio e, anche in caso di riprocessamento e/o di autofertilizzazione, a tecnologie complesse di difficile controllo democratico e di difficile mantenimento in situazioni di difficoltà sociali o belliche, Infatti costringono ad una militarizzazione del territorio, per prevenire i terribili effetti di eventuali atti terroristici. Infine occorre sottolineare con forza il fatto che richiedono investimenti ingentissimi, che vengono così sottratti alle fonti energetiche rinnovabili e pulite, quali l’efficienza e il solare, mentre sottraggono ai cittadini la possibilità di essere essi stessi produttori di energia, relegandoli ad essere solo consumatori passivi di energia prodotta centralmente.

Basta restare a queste ultime considerazioni per capire come una vera riconversione energetica ha bisogno assoluto, oltre che di razionalità critica, anche di un plus di democrazia e condivisione. Sono concetti che sfuggono ai vari Ravello e Cota, ma che non possono sfuggire a noi nel momento in cui, tra l’altro, stiamo dando il nostro contributo per far vincere il referendum sull’acqua bene comune. La gestione comunitaria e “decentrata” del bene energetico è sicuramente invisa a chi, come i padrini del nucleare, pensa a questo come fonte di potere e di valore semplicemente economico. Una battaglia su questo terreno, dunque, si deve spingere a ridisegnare l’idea di energia come utile in primo luogo alla vita, sapendo che, così almeno la penso io, anche le energie rinnovabili possono essere tragicamente risucchiate nella tanto pubblicizzata green economy. In una strategia, cioè, basata spesso su una idea di crescita lineare in cui i veri impatti sociali e ambientali sono nascosti (pensiamo alle centrali per produrre bioetanolo da cereali), mentre il controllo sociale rimane saldamente in mano a pochissimi.

Alberto Deambrogio, PRC-SE-FDS

mercoledì 7 luglio 2010

SCANDALOSA AGGRESSIONE DI POLIZIA CONTRO AQUILANI

"Prima hanno usato le loro sofferenze e poi li hanno messi a tacere con il manganello. E' davvero scandalosa l'aggressione violenta messa in atto dalle forze dell'ordine, che hanno caricato e malmenato i cittadini aquilani terremotati che manifestavano contro la manovra Finanziaria". Questo il giudizio del segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero, riguardo agli scontri di cui questa mattina sono stati vittima i cittadini de L'Aquila arrivati nella capitale per protestare sulla manovra finanziaria del governo. "Il presidente del consiglio ha fatto un sacco di chiacchiere e di promesse mendaci e poi è sparito come un venditore di chimere - dichiara Ferrero - Berlusconi ha utilizzato cinicamente per mesi la ribalta del terremoto per farsi pubblicità, dispensando efficienza di carta pesta e soluzioni illusorie a tutti i problemi. Adesso che i nodi vengono al pettine, che i soldi sono finiti ma i problemi sono rimasti irrisolti, che le popolazioni continuano a vivere nell'indigenza ma il governo non sa come fare, Berlusconi non si fa più vedere, mentre le forze dell'ordine caricano i manifestanti per cancellare dalla vista il problema".

Tratto da: "http://home.rifondazione.it/"