martedì 28 giugno 2011

Solidarietà alla Val Di Susa

Quella di Lunedì è stata una brutta giornata. Una brutta giornata per la democrazia in questo strano paese, dove per alcuni la democrazia passa attraverso i manganelli e i lacrimogeni delle forze dell’ordine. Ribadiamo qui l’inutilità di un’opera faraonica da 12 miliardi di euro, che servirà a pochi e servirà soprattutto a chi ha forti interessi finanziari-economici nella sua costruzione. Una collusione tra i grandi signori del cemento e del tondino e tra i partiti che da loro sono finanziati, spesso e volentieri in maniera del tutto bipartisan. Il Partito della Rifondazione Comunista è stata sempre contro questo immenso spreco di risorse pubbliche (tra l’altro in un periodo di forte crisi economica e sociale), contro la cementificazione della Valle e contro chi vuole far passare sulla testa delle gente scelte prese altrove. In Italia bisognerebbe investire nelle ferrovie, ma non attraverso la costruzione di nuove linee AV, dal momento che si tratta di linee per il solo trasporto di passeggeri a lunga percorrenza, con prezzi tutt’altro cha popolari e che non permettono il trasporto delle merci (tra l’altro che senso avrebbe trasportare delle merci a 300Km/h?) Bisognerebbe investire nel trasporto dei pendolari, che ogni giorno prendono treni in condizioni indecorose e sovraffollati, e nel trasporto di merci su rotaia, per togliere finalmente i camion dalle nostre strade.
La lotta dei No Tav quindi non è solo la lotta di pochi, ma la lotta di tutti contro le logiche affaristiche che girano intorno alla grandi opere e contro la devastazione dei territori. E’ ora di schierarsi, non è più tempo di posizioni ambigue da parte di tutte le forze di vera sinistra, noi siamo e saremo sempre No Tav e contro l’uso della forza e della violenza per reprimere le giuste proteste delle persone.
Siamo pronti a mobilitarci anche qual ora qualcuno pensi di attuare le stesse logiche per la realizzazione di opere analoghe sul nostro territorio.

La segreteria provinciale di Alessandria del Partito della Rifondazione Comunista

martedì 14 giugno 2011

SOLO LA PARTECIPAZIONE PUO' GARANTIRE I DIRITTI, SOLO LA PARTECIPAZIONE PUO' GARANTIRE IL NOSTRO TERRITORIO E I SUOI ABITANTI

Per il Partito della Rifondazione Comunista (Federazione della Sinistra) di Alessandria oggi è una giornata di gioia e speranza: migliaia di cittadini hanno partecipato insieme a noi a questa lunga maratona per i diritti, per la vita e il suo ambiente e per la legalità: la vittoria del referendum rimette in discussione completamente i disegni e le pratiche politiche di coloro che in nome del profitto e del libero mercato hanno ormai da diverso tempo cercato di mettere le mani sui servizi pubblici locali di cui l'acqua è forse l'esempio più eclatante ma non l'unico ad essere messo sotto attacco.
La vicenda cittadina del futuro degli asili nido e dei suoi lavoratori riporta immediatamente alla ribalta un problema enorme legato ai diritti dei bambini, alla qualità dei servizi a loro rivolti e alle loro famiglie e più in generale ad un sistema di accoglienza dei bisogni diffusi che ad Alessandria sembra non avere più casa.
La vertenza che si è aperta tra le lavoratrici dei servizi educativi e l’Amministrazione Comunale non può e non deve essere ricondotta ad una banale difesa corporativa, come qualcuno sta cercando di fare al solo scopo di denigrarla e ridurla a semplice ed ordinaria bega sindacale. La precarizzazione del personale avvenuta negli ultimi anni, accompagnata dal blocco del turn-over ed ad un progressivo processo di esternalizzazione,l'aumento delle tariffe, non può non incidere sul rapporto educatrice-utente e quindi sulla qualità complessiva del servizio. In questa vertenza c’è sicuramente la difesa sacrosanta dei livelli occupazionali, della dignità delle lavoratrici ma c’è anche e soprattutto l’obiettivo di riconquistare una qualità nei servizi educati per la prima infanzia, messa a dura prova da anni di insensate politiche comunali. Per questo l’unica responsabile di tutti gli eventuali disservizi collegabili alle azioni di lotta che il personale metterà in essere è e resta questa amministrazione comunale. Questa vertenza, tuttavia, non può e non deve riguardare solo le lavoratrici ma allargarsi a tutte le famiglie interessate al servizio, saldando il fronte di lotta in difesa di una qualità che deve essere considerata un bene fondamentale da tutelare e preservare. Per quanto ci riguarda continueremo, come abbiamo fatto in tutti questi anni, a manifestare la nostra solidarietà ed il nostro incondizionato sostegno a questa lotta che è ascrivibile all'interno di tutte le lotte per i servizi pubblici locali e proponiamo all'Amministrazione Comunale una soluzione che non disponga in alcun modo la terzializzazione del servizio e che ne rispetti la pubblicizzazione.

La nostra visione di governo futuro della città non potrà non mettere in discussione la tendenza a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa
Abbiamo espresso da sempre forte contrarietà a quelle forse politiche che imponevano la messa sul mercato dei servizi pubblici locali essenziali per la vita delle comunità quali il Trasporto Pubblico Locale, il Gas, i Rifiuti, l’Elettricità.
Quindici e più anni di politiche di aziendalizzazione, liberalizzazione, privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, hanno dimostrato nei fatti di non mantenere le promesse: è peggiorata la qualità dei servizi, è aumentata la precarizzazione del lavoro e sono aumentate le tariffe.

Tale fallimento manifesta che la qualità, l’universalità e l’efficienza dei servizi può essere garantita solo da un maggior controllo e partecipazione nella gestione dei servizi stessi da parte dei cittadini, questo deve essere fortemente riportato al centro della discussione e forte deve essere l’impegno di ogni amministrazione di sinistra
Una materia così essenziale per il benessere delle comunità locali richiederebbe una discussione pubblica sul tema dei beni comuni e dei servizi pubblici che coinvolga gli amministratori e la comunità locali, le organizzazioni dei lavoratori e la cittadinanza tutta, questo abbiamo tentato di fare nelle nostre discussioni pubbliche ma ancora più attenta e determinata deve essere l’attenzione posta in questo momento cruciale, solo la partecipazione diretta dei cittadini può aiutare a garantire trasparenza ed efficienza dei servizi e solo con l'aiuto di tutti i cittadini potremmo ridisegnare un modello di città dove la qualità della vita, la sicurezza sociale e il lavoro siano garantiti per tutti.

Circolo di Rifondazione Comunista di Alessandria (Federazione della Sinistra)
Giorgio Barberis (consigliere comunale indipendente del PRC)

venerdì 10 giugno 2011

12 e 13 giugno, ogni voto può essere quello decisivo

Ci hanno provato in ogni modo (e ancora non desistono) a neutralizzare i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il timore che attraverso la democrazia diretta si ponga un argine al mantra liberista di quest'epoca voracemente proprietaria e predatoria si è trasformato in vero e proprio panico dopo il clamoroso risultato delle elezioni amministrative. Il governo le ha tentate davvero tutte: prima con il rifiuto di accorpare il voto amministrativo con quello referendario, poi con l'occultamento della posta in gioco e l'oscuramento mediatico utili a favorire disinformazione e disinteresse, quindi con il varo di una legge truffa che mentre provava a scippare la consultazione sul nucleare nascondeva sotto il tappeto l'intenzione di rilanciarne l'opzione, una volta "passata la nottata".
L'ultima carta rimasta nelle mani di Berlusconi e soci è ora quella di favorire la diserzione delle urne, di impedire che si raggiunga il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, vanificando così la consultazione popolare, prevedibilmente scontata nel suo esito. Sì, perché fra tante soperchierie che oscurano la nostra democrazia ve n'è una che ora si manifesta con evidenza solare: per governare questo paese con una maggioranza parlamentare schiacciante basta che un partito (o una coalizione di partiti) consegua un voto in più dei partiti (o delle coalizioni di partiti) concorrenti; ma una maggioranza dei cittadini, potenzialmente prossima a quella assoluta, può invece essere espropriata del proprio potere abrogativo, ove l'invito alla diserzione delle urne, sommata alla parte di astensionismo cronicizzato, non consenta di raggiungere il quorum nelle consultazioni referendarie.

Si capisce come in una situazione caratterizzata da un debordante monopolio mediatico i giochi siano presto fatti. Allora, fra le riforme del mostruoso sistema elettorale vigente ve n'è anche una che riguarda l'istituto referendario. Una riforma che si potrebbe declinare così: si aumenti il numero delle firme necessarie per indire un referendum e se ne renda valido l'esito quale che sia il numero di cittadini che si recano alle urne. Insomma, si affermi una salutare pedagogia della partecipazione al posto di un'istigazione all'indifferente desistenza.
Tornando a noi, Berlusconi, il Pdl ed ora anche il caporione leghista speculano sul sonno della parte più distratta dei cittadini, quella che munge dalla tivù e solo da quella tutto ciò che sa del mondo che la circonda.
E non è chi non veda come i cruciali temi oggetto del voto popolare siano tuttora tenuti deliberatamente sotto traccia, mentre i Comitati che hanno avuto un ruolo di gran lunga preponderante nella raccolta delle firme necessarie per l'indizione dei referendum sono esclusi dai talk show, a cominciare da quelli messi in onda dalle cosiddette televisioni "libere", le stesse che hanno dato così limpida prova di sé nel corso della campagna elettorale appena conclusasi.
Ecco dunque che in questi giorni, sino all'ultima ora disponibile, devono moltiplicarsi le iniziative, deve svilupparsi la campagna per i 4 sì. Una campagna da condursi casa per casa, affinché si estenda la consapevolezza dell'importanza dell'appuntamento del 12 e 13 giugno. Perché ogni voto può essere quello decisivo. Il tasso di cambiamento reale incorporato nei quesiti sottoposti al voto popolare è alto come in rare altre occasioni. Acqua pubblica e rifiuto del nucleare non rappresentano mere opzioni chiuse nel perimetro del modo di produzione capitalistico, ma alludono ad un vero e proprio "salto di paradigma", contribuiscono a fondare la percezione che il processo di riduzione a merce, in primo luogo dei beni comuni, per definizione inalienabili in quanto indispensabili alla vita, deve essere fermato. E indicano alla politica la strada maestra da seguire.
Partendo da qui, dalla maturazione e dalla conquista di un nuovo senso comune, si può arrivare davvero lontano.

Dino Greco - Direttore di Liberazione

giovedì 9 giugno 2011

AMIANTO: LA LEGGE REGIONALE 30/2008 VA APPLICATA. BOTTA (PDL) PROPONE DIVERSIVI E COPRE L'IGNAVIA DELLA GIUNTA COTA.

La stagione politica attuale, per chi ha lottato e lotta contro l'amianto, è veramente deprimente. Il disinteresse e la stagnazione la connotano, basta guardare alle difficoltà in cui versano i finanziamenti nazionali per le bonifiche, nonché al sostanziale binario morto su cui è parcheggiata la legge regionale 30/2008.
In merito a quest'ultima è recentemente intervenuto a mezzo stampa il consigliere del PDL Marco Botta annunciando una sua interrogazione, in cui egli sottolinea, tra l'altro, la non approvazione del nuovo Piano Regionale Amianto, la mancata convocazione del Comitato strategico e tecnico scientifico del centro Regionale Amianto di Casale.
Naturalmente ognuno è libero di utilizzare lo stile di azione politica che crede, ma è per me del tutto evidente che chi è parte organica di una maggioranza dovrebbe essere in grado di produrre risposte più che porre interrogativi. Botta si è chiesto personalmente qual'è la ragione per cui una buona legge sull'amianto, da lui pure votata, gode di così scarsa considerazione da parte della Giunta a guida Cota? Pensa che le cose non funzionino per uno scherzo cinico e baro del destino, oppure perchè siamo di fronte all'ignavia di questa amministrazione regionale?
A queste domande Botta non sa o, meglio, non vuole rispondere e invece preferisce creare immediatamente un diversivo. Egli sostiene infatti che per far funzionare i due Comitati a capo del Centro Amianto occorrerebbe diminuirne il numero dei componenti e far entrare, evidentemente con ruolo operativo-decisionale, le fondazioni private. Insomma i Comitati non funzionano non perchè non vengono convocati da più di un anno da chi di dovere, ma perchè sono pletorici. Ancora: essi sono inefficienti e solo l'innesto dei privati potrà recuperare dinamismo.
Chiedo a Botta: quali sono i membri dei Comitati che andrebbero giubilati? Quando i Comitati sono nati insieme al Centro Amianto di Casale si pensò di coinvolgere il meglio dal punto di vista scientifico e tecnico per dare risposte puntuali e verificabili costantemente. Si pensò anche che fosse giusto coinvolgere al massimo, in ossequio al sempre più bistrattato principio di partecipazione democratica, chi per anni aveva maturato esperienza nel campo della lotta ambientale e sociale alla fibra killer. Sono questi i principi che si vogliono indirettamente mettere in discussione? Con quali motivazioni?
Forse la motivazione è squisitamente ideologica. Nel proporre l'ingresso nei Comitati delle fondazioni private Botta rende omaggio a un principio più volte smentito dai fatti, ma sempre riproposto come una sorta di verità di fede: il pubblico è costitutivamente inefficiente, il privato è l'unico in grado di recuperare e mantenere efficienza. Già oggi il Centro Amianto può intrattenere relazioni con le fondazioni private, che dal loro canto possono svolgere una funzione complementare. Questo Botta dovrebbe saperlo, invece insiste per smontare un pezzo importante dell'architettura della legge 30/2008 in nome di un mirabolante “nuovo inizio”. A lui, come Consigliere di maggioranza, andrebbe chiesto più impegno nei confronti della Giunta affinchè la legge sia applicata in tutte le sue parti. Di fronte alle esigenze della popolazione casalese e piemontese, alle attese per cui anche un vero e serio impegno risulta quasi sempre insufficiente e criticabile, non servono davvero diversivi ed effetti speciali. A Botta, infine, consiglierei sommessamente prudenza nel rivendicare più efficienza attraverso il privato. Gli ultimi accadimenti che hanno interessato la gestione sanitaria piemontese parlano chiaro. Senza voler imporre una generalizzazione, occorre però riflettere attentamente sul fatto che il bene comune ha bisogno semmai di un di più di partecipazione democratica piuttosto che l'appalto diretto alla “tecnica privata”.

Alberto Deambrogio Rifondazione Comunista – FdS