La decisione della Cgil di convocare uno sciopero generale di 4 ore per il 6 maggio è un primo risultato ma del tutto inadeguato. Si badi, la nostra non è una critica massimalista di chi fa sempre il “più uno”. Sappiamo benissimo che la decisione della Cgil di convocare uno sciopero generale da sola è cosa rilevante, ma il problema è proprio qui. Dentro una gestione della crisi tutta in chiave antioperaia, di fronte ad un attacco pesantissimo di governo e padronato, di fronte alla divisione del fronte sindacale, come si fa a costruire i rapporti di forza necessari a contrastare efficacemente l’attacco e ad unificare i lavoratori? L’attacco che è in corso non è cosa di poco conto: mette in discussione l’esistenza del sindacato come organizzazione autonoma di classe. Non è un attacco relegato alle manie di Marchionne: il suo modello è in corso di estensione in vari settori ed è stato fatto proprio dalla Marcegaglia. In concreto il tentativo è quello di demolire la Cgil o normalizzandola o conducendola all’impotenza. Di fronte ad un attacco di questo tipo le mezze misure – e lo sciopero di 4 ore tra due mesi è una mezza misura - sono del tutto inefficaci perché non permettono di utilizzare tutta la forza che ha il movimento operaio. Per sconfiggere l’offensiva padronale occorre costruire entusiasmo, suscitare passioni, far sentire ai lavoratori e alle lavoratrici che il loro sindacato gioca la partita fino in fondo. Come seppe fare Cofferati sulla vicenda dell’articolo 18. La decisione di oggi non determinerà questo clima in questo sta tutta la sua inadeguatezza.
Per quanto ci riguarda, in primo luogo occorre operare affinché lo sciopero del 6 maggio diventi uno sciopero di 8 ore contro governo e Confindustria. Già alcune categorie si stanno pronunciando in tal senso, occorre determinare le condizioni affinché questo diventi l’orientamento generale.
In secondo luogo occorre riempire di iniziativa politica e sociale questi due mesi. Non è solo un problema sindacale ma politico. Nell’assenza di qualsiasi riposta ai nostri appelli per la costruzione di una mobilitazione politica unitaria si misura tutta l’inconsistenza dell’opposizione, parlamentare e non. Si tratta di fare un salto di qualità segnando le varie mobilitazioni, a partire dallo sciopero generale dei sindacati di base dell’11 e dalla mobilitazione del 12, con una idea chiara: l’avversario non è solo Berlusconi ma la gestione capitalistica della crisi, l’accoppiata governo Confindustria. In secondo luogo producendo direttamente una campagna di massa sulle questioni sociali, con l’obiettivo di aggregare tutte le forze disponibili a battersi sul serio, anche con la convocazione di una manifestazione nazionale.
Nessun commento:
Posta un commento