sabato 26 febbraio 2011

INTERROGAZIONE SULLO STATO DELLE INIZIATIVE PER LA BONIFICA AMIANTO AL TEATRO COMUNALE DI ALESSANDRIA- ASL E REGIONE SI COSTITUISCANO PARTE CIVILE

La Capogruppo Regionale della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio ha presentato un’interrogazione sullabonifica amianto al teatro comunale di Alessandria:

“Aprescindere dagli aspetti concernenti le modalità di affidamento dei lavoridi bonifica del Teatro Comunale di Alessandria. sui quali è in corso unaindagine giudiziaria, si pone la questione delle tecniche adottate dalladitta incaricata sulla rimozione e sullo stoccaggio del materiale rimosso”.

“È cronaca che le valutazioni dell’Aslabbiano confutato le perizie adottate dall’impresa dimostrando che lepolveri persistenti negli ambienti del teatro era amianto, dando aditoa una nuova disposizione di bonifica e alla interruzione delle attivitàdel Teatro”.

“Nel frattempo il personale presente risultain qualità di “esposto” nei programmi di sorveglianza sanitaria dell’ASL”.

“Per queste ragioni si interroga la Giuntaregionale per conoscere:
- lo stato delle iniziative, di competenzaregionale e dell’ASL;
- la valutazione sull’opportunità di costituzionedi parte civile dell’ASL e della Regione, come avvenuto in analoghe seppurpiù estese situazioni, ai fini di risarcimento dei danni arrecati allasalute pubblica e dei costi indotti al sistema sanitario”.

Torino, 23 febbraio 2011

mercoledì 23 febbraio 2011

SPEZZATINO SANITÀ: 35 MILIONI DI TAGLI SUL PERSONALE (ALMENO 700 UNITÀ), ALTRI 35 SUI FARMACI (TRA CUI GLI ONCOLOGICI)

Il piano di rientro sottoscritto con i Ministeri non è ancora stato distribuito ai consiglieri regionali in violazione di ogni diritto di accesso agli atti sancito dallo Statuto e dal Regolamento della Regione. Il fatto è grave dal punto di vista del rispetto delle regole, ancora più grave per la materia cui si applica, ovvero la politica sanitaria. Qualche anticipazione è stata fornita in commissione stamane dall’assessore Ferrero e dall’Ing. Monferino che intanto hanno annunciato 160 delibere di applicazione del futuro piano il cui contenuto pare essere riconducibile a 4 macro aree.

La prima, la più stringente, riguarda la spesa per il personale: nel 2010 si sono spesi 2.980 milioni, per il 2011 il piano di rientro prevede l’importo di 2.945 milioni. Possiamo quindi stimare approssimativamente, tra incarichi non rinnovati e turn-over non sostituito, un taglio di almeno 700 unità.

La seconda riguarda l’acquisto di beni e servizi sul quale si prevede un risparmio di 15 milioni rispetto al consuntivo 2010 di 1.365 milioni. La riduzione consegue dagli esiti degli acquisti sovra-zonali già avviati dalla precedente amministrazione e che, a scadenza dei diversi contratti, iniziano a evidenziare qualche risultato. La novità più rilevante è l’annuncio di una riorganizzazione della logistica attraverso i magazzini sovra-zonali. In proposito esisteva già uno studio di fattibilità redatto dal Politecnico di Torino. Occorre sempre dimostrare il mantenimento dell’efficacia e il contenimento dei costi tra l’attuale rete di magazzini e quella futura, che non potrà che prevedere costi di trasporto per l’approvvigionamento tempestivo alle strutture di degenza e ai servizi di farmacie.

Sulla farmaceutica la stretta è analoga a quella sul personale: meno 35 milioni (1.380 milioni spesi nel 2010). La parola magica è appropriatezza. Il principio è condivisibile, maggiori perplessità insorgono rispetto agli esempi portati in discussione: si è sostenuto da parte dell’amministrazione che in oncologia, sulla base delle verifiche effettuate presso Candiolo e presso le Molinette, risulterebbe una inappropriatezza per il 25% dei farmaci oncologici. Occorrerebbe interpellare gli specialisti per articolare un giudizio; certamente se non si ricorre ai farmaci innovativi il risparmio è assicurato, ma sembrerebbe auspicabile che i professionisti particolarmente di questa disciplina sappiano valutare l’efficacia e l’opportunità della loro somministrazione. Sembra quindi eccessivo il giudizio di inappropriatezza e ci si augura che in realtà non si trasformi nella mancata autorizzazione all’acquisto dei farmaci più costosi.

L’ultima area riguarda i contratti con gli erogatori privati, per cui si prevede di ridurre del 5% il budget effettuando un risparmio di 40 milioni rispetto al 2010 (950 milioni a consuntivo). Dopo anni in cui la Giunta di centro-sinistra e in particolare gli assessori alla Sanità sono stati accusati di aver un atteggiamento ideologico e punitivo nei confronti della sanità privata, è suggestivo che la nuova amministrazione possa ottenere tale sconto senza conflitti e senza riduzione del personale della sanità privata, i cui licenziamenti venivano branditi come una clava dai proprietari delle strutture. Una spiegazione c’è, particolarmente per gli ambulatori specialistici e per la diagnostica: nel ridurre con i tagli al personale nel pubblico la possibilità di esami e visite, i cittadini non potranno che adattarsi a ottenere quelle prestazioni a pagamento nelle strutture accreditate, così garantendo un margine di recupero fuori controllo. Del resto non è una novità: nel 2009 nel pieno delle trattative con la sanità privata e a fronte di una comunicazione che raccoglieva le proteste per le liste d’attesa, negli studi privati venivano offerte ai pazienti tariffe agevolate per bypassare le liste d’attesa.

Eleonora Artesio, Consigliere Regionale PRC-FdS

martedì 22 febbraio 2011

"Resistenze di ieri e Resistenze di oggi" ad Ovada con Don Andrea Gallo

Lunedì 28 Febbraio ad Ovada con Don Andrea Gallo, Resistenze di ieri e Resistenze di oggi presso i locali della Soms di Via Piave alle 20.30

martedì 15 febbraio 2011

Incontro sulla Sanità Piemontese ad OVADA con Eleonora Artesio e Paolo Ferrero

Incontro sulla Sanità Pubblica Piemontese ad OVADA con Eleonora Artesio (consigliere Regionale PRC-FdS) e Paolo Ferrero (Segr.Naz.PRC) presso la SOMS di Via Piave Lunedì 21 Febbraio alle ore 21.00




giovedì 10 febbraio 2011

TRASPORTO NUCLEARE, INTERROGAZIONE SULLE MANCATE INFORMAZIONI ALLE POPOLAZIONI INTERESSATE - NON RISPETTATA LA LEGGE REGIONALE

Premesso che:

- Dal deposito di Saluggia, senza informare la popolazione come richiederebbe la legge, partono le barre per La Hague, dove verranno ri-processate per poi tornare in Italia

- Le associazioni ambientaliste (Legambiente e Pro Natura in testa) hanno più volte chiesto alla Regione Piemonte (anche attraverso petizioni con migliaia di firme raccolte) che in occasione di ogni singolo trasporto nucleare, vengano fornite preventivamente ad ogni cittadino che dimora nel territorio dei Comuni attraversati (in qualità di soggetto “che rischia di essere interessato dall'emergenza radioattiva”) tutte le informazioni riguardanti “le misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sul comportamento che deve adottare in caso di emergenza radioattiva”, come previsto dalla Direttiva n. 618 che il Consiglio delle Comunità Europee ha adottato in data 27 novembre 1989

Verificato ancora che:

- Anche per rispondere a queste sollecitazioni, all'interno della legge regionale 18 febbraio 2010, n.5 "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti", si è espressamente previsto che la Regione debba informare sui trasporti nucleari e sui piani di emergenza ad essi associati (art.4)

Interroga la Giunta regionale,

Per conoscere le ragioni del mancato avviso alla popolazioni coinvolte del passaggio dei trasporti nucleari, come a norma di legge

Eleonora Artesio - Consigliere Regionale Prc-FdS

mercoledì 9 febbraio 2011

Vent’anni fa, Rifondazione Comunista

Vent’anni fa, domenica 3 febbraio 1991, una novantina di delegati abbandonarono la sala del XX congresso del Pci, che si teneva a Rimini, per non partecipare allo scioglimento del Pci e alla nascita Pds.
Immediatamente convocarono una conferenza stampa in cui Sergio Garavini, Armando Cossutta, Lucio Libertini, Ersilia Salvato e Rino Serri annunciarono la decisione di dar vita ad una formazione comunista.
I cinque, insieme a Guido Cappelloni e Bianca Bracci Torsi, si recarono quindi dal notaio per registrare il simbolo del Pci, segnalando anche sul piano legale la volontà di proseguire l’impegno politico in quanto comunisti e comuniste.
Una settimana dopo, al teatro Brancaccio di Roma, migliaia di compagni e compagne parteciparono alla prima assemblea di massa di quello che divenne il Movimento per la Rifondazione Comunista. Al Brancaccio venne esposta una enorme bandiera rossa, realizzata cucendo insieme centinaia e centinaia di bandiere e costruendo così, da basso, la più grande bandiera rossa mai realizzata.
Credo che oggi a quegli uomini e a quelle donne che hanno dato vita a Rifondazione comunista debba andare il nostro ringraziamento. Innanzitutto per il coraggio di andare controcorrente in una fase in cui, dopo la caduta del muro di Berlino, il capitalismo sembrava aver vinto la partita definitiva. Erano gli anni in cui Fukujama proclamava la “fine della storia” e in cui il capitalismo veniva presentato, prima ancora che invincibile, come un dato naturale. Se l’anticapitalismo non è stato soffocato in Italia è stato anche grazie a quella scelta.

Penso che il nostro ringraziamento vada espresso anche per il nome scelto: Rifondazione comunista. Tanti erano i nomi possibili e forti erano le spinte a caratterizzare una nuova formazione comunista semplicemente come la prosecuzione dell’esperienza precedente. Nella scelta del nome vi fu invece una precisa scelta politica che riteniamo valida ancor oggi. Comunista, perché siamo comunisti e comuniste che si battono per una società di liberi e di eguali che si può realizzare solo superando il capitalismo. Rifondazione, perché consapevoli che nella sua storia il movimento comunista ha compiuto molti errori ed in particolare che le esperienze del socialismo reale sono fallite, dando vita a regimi che contraddicevano radicalmente gli ideali comunisti.
Non quindi semplicemente la ricostruzione di un partito comunista, ma Rifondazione comunista nella consapevolezza che i due termini si qualificano a vicenda, e che solo una rifondazione teorica e pratica del comunismo avrebbe potuto porsi efficacemente l’obiettivo di superare “sul serio” il capitalismo. In questo senso rifondazione comunista non ha dato vita solo ad un partito ma ha esplicitato una indicazione generale, chiara, sulla necessità della rifondazione del comunismo.
Accanto ai primi soci fondatori molti e molte altre si aggiunsero nei mesi successivi e Rifondazione divenne un crogiuolo in cui diversi spezzoni ed esperienze politiche della sinistra di classe e comunista confluirono. La costruzione del Movimento prima e del Partito poi, fu una grande esperienze di dialogo e riconoscimento che riguardò in primo luogo decine e decine di migliaia di militanti che provenendo da storie diverse impararono a dialogare, a confrontarsi, a cercare collettivamente nuove strade.
Questo elemento della partecipazione dal basso è un elemento caratterizzante non solo la nascita, ma tutta l’esperienza di Rifondazione. Nel bene e nel male rifondazione non è stato solo un fenomeno politico ma è stata una esperienza di popolo, uno spazio pubblico, si direbbe oggi. Lo voglio ricordare perché la storia di Rifondazione rappresenta l’esemplificazione di uno degli slogan che il movimento si dette sin dall’inizio: liberamente comunisti. Credo che in nessun partito italiano gli iscritti, la cosiddetta base, abbia contato quanto ha contato in Rifondazione. In tutti i momenti di scelta e di scontro – e non sono stati pochi – alla fine ha sempre prevalso l’orientamento dei compagni e delle compagne iscritte anche sulle prese di posizione dei massimi dirigenti. Se vogliamo ricercare una conferma che il termine rifondazione è stato preso sul serio, lo possiamo trovare proprio in questo, nel non identificare il partito con i suoi gruppi dirigenti e nel mettere al centro della vita del partito la partecipazione.
Oggi, a distanza di vent’anni, vedendo come sono finiti il Pds e poi i Ds e poi il Pd, si può apprezzare fino in fondo la giustezza della scelta dei fondatori di Rifondazione. La cui ragione di esistenza non sta però solo nel fallimento delle esperienze politiche nate dallo scioglimento del Pci o nel nostro essere soggettivamente comunisti e comuniste. La ragione di fondo della nostra esistenza la troviamo al di fuori di noi e precisamente nella crisi capitalistica che è li a ricordarci come questo non sia il migliore dei mondi possibili. Il fondamento ultimo della nostra esistenza sta proprio li, nell’incapacità strutturale del capitalismo di dare una risposta ai bisogni dell’umanità e alla coniugazione del vivere civile con la limitatezza delle risorse del pianeta su cui viviamo. La drammatica alternativa tra socialismo e barbarie che si ripresenta oggi, ci dice di come l’esigenza del superamento del capitalismo sia più urgente che mai. Per questo noi, uomini e donne liberamente comunisti, vogliamo proseguire lungo il cammino intrapreso.

Paolo Ferrero-Segretario Nazionale PRC-SE