La situazione di ATM Alessandria è arrivata a questa grave crisi finanziaria, a causa di una gestione disastrosa, alla quale non si è posto rimedio per tempo, nonostante le sollecitazioni espresse soprattutto da parte della Cgil. Si pensi all’aumento incontrollato di spese varie (oneri diversi di gestione) che nel solo 2009 ha registrato la cifra record di oltre 500.000 euro per sponsorizzazioni, feste, pubblicità ecc.
Anche se il Bilancio chiude formalmente in pareggio, in realtà, le difficoltà strutturali rischiano nei prossimi anni di portare al collasso finanziario la nostra azienda di trasporto pubblico comunale: dal Bilancio 2009 i debiti ammontano a oltre 25 milioni di euro.
Su questo punto si registra una prima contraddizione: non si comprende il perché nella Provincia di Alessandria debba persistere la separazione tra servizio urbano ed extraurbano. In genere il servizio extraurbano (quello che trasporta quotidianamente studenti e lavoratori pendolari) genera utili in grado di equilibrare le difficoltà del servizio urbano comuni a tutte le aziende di trasporto pubblico locale.
Tranne nel caso Milano, e delle altre metropoli, in genere, per le aziende di trasporto pubblico il settore più remunerativo è il servizio extraurbano che, noi crediamo, dovrebbe essere accorpato nella medesima azienda pubblica di ATM.
La giunta di centro destra, a fronte delle difficoltà finanziarie di ATM, ha pensato di prendere la palla al balzo e continuare nella sua opera di distruzione delle aziende pubbliche municipali (vedi il caso di Amiu per i rifiuti).
La proposta della Giunta Comunale di centro destra, sarebbe quella di aggregare ATM Alessandria ad altri operatori del settore, come ATM Milano, per poter affrontare le future gare.
Su questo aspetto va, da subito, smontata una evidente forzatura: quella del presunto obbligo di assegnare il servizio di trasporto pubblico mediante gara. Anche se il decreto Ronchi ha cercato in tutti i modi di forzare verso la privatizzazione dei servizi pubblici, a partire dall’acqua, non ha potuto imporre questa sciagurata scelta in quanto a livello europeo è perfettamente ammesso la gestione pubblica dei servizi. Si tratta del cosiddetto “modello in house” che prevede la possibilità per una società interamente pubblica di gestire i servizi locali senza nessun obbligo di privatizzazioni o di ricorso al mercato.
Secondo: riteniamo importante segnalare i rischi a cui andrebbe incontro ATM Alessandria a seguito di una aggregazione con Milano, visto che in Italia esistono già esempi (molto preoccupanti) in proposito.
Innanzitutto non si tratterebbe di una aggregazione vista la disparità delle forze in gioco: ATM Milano è un colosso del settore che nel 2009 ha realizzato un utile netto di 4,5 milioni di euro (5,5 nel 2008). Ogni anno investe dai 200 ai 300 milioni di euro per acquisto di mezzi di trasporto, intervento sugli impianti, attivazione di nuovi servizi. Nella sola Milano gestisce 74 km di metro e 1.096 km di rete in superficie (autobus e tram).
Gestisce la metropolitana di Copenaghen e sul piano internazionale punta ad un rafforzamento
Ma soprattutto ATM Milano sta realizzando una aggressiva campagna di espansione anche in Italia: ha acquisito quote di controllo nelle società di trasporto di Monza, Como e Mantova.
Su quest’ultimo caso, quello di Mantova, disponiamo di informazioni che ci fanno rabbrividire al solo pensiero che anche Alessandria possa fare la stessa fine.
Anche Apam Mantova è stata portata, da scelte scellerate, sull’orlo del disastro finanziario, è stata indebolita a tal punto da presentare l’aggregazione con ATM Milano come l’unica possibilità per salvare l’azienda.
ATM Milano ha acquistato il 45% di Apam Mantova ma attraverso il Patto Parasociale ha imposto le sue regole: il diritto a nominare due membri su 5 del Consiglio di Amministrazione e, soprattutto, il diritto di nominare l’Amministratore Delegato.
Sempre nel Patto Parasociale venivano definiti i poteri dell’Amministratore Delegato garantendo a questa figura di diventare il vero e proprio plenipotenziario dell’azienda.
E così è stato; ATM Milano ha imposto un proprio dirigente come Amministratore Delegato che, da subito, ha fatto capire quali erano le intenzioni di Milano: ridurre il personale e i servizi.
Nel Piano Industriale 2009 – 2011 sono stati quantificati gli esuberi in circa 18 unità lavorative:cioè 18 posti di lavoro in meno, con il timore che questa “cura dimagrante” possa proseguire anche nei prossimi anni. Questo obiettivo è stato indicato attraverso il blocco del turn – over (cioè chi va in pensione non viene sostituito) e il mancato rinnovo dei contratti a termine.
Inoltre, dietro ai termini manageral-aziandalistici di “ottimizzazione” ecc, si nascondeva una realtà amara per i cittadini mantovani: la riduzione dei servizi con il taglio di diverse corse sulle linee considerate meno remunerative nell’ottica aziendalista, dimenticando la valenza sociale del servizio di trasporto pubblico locale.
Non vogliamo che i lavoratori alessandrini e i cittadini che fruiscono del servizio di trasporto pubblico debbano finire nelle stesse condizioni di Mantova, per questo chiediamo una diversa soluzione per ATM Alessandria rispettosa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini utenti.
CIRCOLO DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - FdS ALESSANDRIA
Su questo punto si registra una prima contraddizione: non si comprende il perché nella Provincia di Alessandria debba persistere la separazione tra servizio urbano ed extraurbano. In genere il servizio extraurbano (quello che trasporta quotidianamente studenti e lavoratori pendolari) genera utili in grado di equilibrare le difficoltà del servizio urbano comuni a tutte le aziende di trasporto pubblico locale.
Tranne nel caso Milano, e delle altre metropoli, in genere, per le aziende di trasporto pubblico il settore più remunerativo è il servizio extraurbano che, noi crediamo, dovrebbe essere accorpato nella medesima azienda pubblica di ATM.
La giunta di centro destra, a fronte delle difficoltà finanziarie di ATM, ha pensato di prendere la palla al balzo e continuare nella sua opera di distruzione delle aziende pubbliche municipali (vedi il caso di Amiu per i rifiuti).
La proposta della Giunta Comunale di centro destra, sarebbe quella di aggregare ATM Alessandria ad altri operatori del settore, come ATM Milano, per poter affrontare le future gare.
Su questo aspetto va, da subito, smontata una evidente forzatura: quella del presunto obbligo di assegnare il servizio di trasporto pubblico mediante gara. Anche se il decreto Ronchi ha cercato in tutti i modi di forzare verso la privatizzazione dei servizi pubblici, a partire dall’acqua, non ha potuto imporre questa sciagurata scelta in quanto a livello europeo è perfettamente ammesso la gestione pubblica dei servizi. Si tratta del cosiddetto “modello in house” che prevede la possibilità per una società interamente pubblica di gestire i servizi locali senza nessun obbligo di privatizzazioni o di ricorso al mercato.
Secondo: riteniamo importante segnalare i rischi a cui andrebbe incontro ATM Alessandria a seguito di una aggregazione con Milano, visto che in Italia esistono già esempi (molto preoccupanti) in proposito.
Innanzitutto non si tratterebbe di una aggregazione vista la disparità delle forze in gioco: ATM Milano è un colosso del settore che nel 2009 ha realizzato un utile netto di 4,5 milioni di euro (5,5 nel 2008). Ogni anno investe dai 200 ai 300 milioni di euro per acquisto di mezzi di trasporto, intervento sugli impianti, attivazione di nuovi servizi. Nella sola Milano gestisce 74 km di metro e 1.096 km di rete in superficie (autobus e tram).
Gestisce la metropolitana di Copenaghen e sul piano internazionale punta ad un rafforzamento
Ma soprattutto ATM Milano sta realizzando una aggressiva campagna di espansione anche in Italia: ha acquisito quote di controllo nelle società di trasporto di Monza, Como e Mantova.
Su quest’ultimo caso, quello di Mantova, disponiamo di informazioni che ci fanno rabbrividire al solo pensiero che anche Alessandria possa fare la stessa fine.
Anche Apam Mantova è stata portata, da scelte scellerate, sull’orlo del disastro finanziario, è stata indebolita a tal punto da presentare l’aggregazione con ATM Milano come l’unica possibilità per salvare l’azienda.
ATM Milano ha acquistato il 45% di Apam Mantova ma attraverso il Patto Parasociale ha imposto le sue regole: il diritto a nominare due membri su 5 del Consiglio di Amministrazione e, soprattutto, il diritto di nominare l’Amministratore Delegato.
Sempre nel Patto Parasociale venivano definiti i poteri dell’Amministratore Delegato garantendo a questa figura di diventare il vero e proprio plenipotenziario dell’azienda.
E così è stato; ATM Milano ha imposto un proprio dirigente come Amministratore Delegato che, da subito, ha fatto capire quali erano le intenzioni di Milano: ridurre il personale e i servizi.
Nel Piano Industriale 2009 – 2011 sono stati quantificati gli esuberi in circa 18 unità lavorative:cioè 18 posti di lavoro in meno, con il timore che questa “cura dimagrante” possa proseguire anche nei prossimi anni. Questo obiettivo è stato indicato attraverso il blocco del turn – over (cioè chi va in pensione non viene sostituito) e il mancato rinnovo dei contratti a termine.
Inoltre, dietro ai termini manageral-aziandalistici di “ottimizzazione” ecc, si nascondeva una realtà amara per i cittadini mantovani: la riduzione dei servizi con il taglio di diverse corse sulle linee considerate meno remunerative nell’ottica aziendalista, dimenticando la valenza sociale del servizio di trasporto pubblico locale.
Non vogliamo che i lavoratori alessandrini e i cittadini che fruiscono del servizio di trasporto pubblico debbano finire nelle stesse condizioni di Mantova, per questo chiediamo una diversa soluzione per ATM Alessandria rispettosa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini utenti.
CIRCOLO DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - FdS ALESSANDRIA
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