Nella Commissione Istruzione e Università l’Assessore Giordano per conto del Presidente Cota, che detiene la delega, ha presentato non le proposte di bilancio della Giunta regionale bensì ciò che riterrebbe auspicabile ottenere attraverso un riparto del famoso fondo indistinto a cui Cota si appella per giustificare tutte le sue promesse, dalle protesi, ai pannoloni, al diritto allo studio, ecc.
Il capitolo di bilancio 2010 destinato all’Edisu è di 17 milioni; quelli ritenuti necessari da Giordano per confermare la spesa storica regionale nel 2011 sarebbero 18, quelli ideali sarebbero 25, anche perché i 7 milioni di trasferimento attesi dallo Stato sono, alle notizie odierne, improbabili a causa dei tagli del Ministro Gelmini.
La fase onirica del bilancio regionale è però condita dal sale del federalismo che, come il Presidente non ha mancato di ricordare in totale spregio alle leggi sul diritto allo studio, consentirebbe di salvaguardare gli studenti piemontesi, secondo la proclamata intenzione di concedere i benefici ai provenienti dalle altre regioni solo in regime di compensazione, o governativa (il che sembra improbabile data la Gelmini) o tramite accordi inter-regionali.
La novità sta nelle dichiarazioni del Consigliere Leo che ha annunciato alla Commissione di essere stato insignito insieme agli altri colleghi di maggioranza dal Presidente Cota del lavoro istruttorio sulla nuova regolamentazione. Ha poi dichiarato essere prossima l’ istituzione di un tavolo di lavoro cui avrebbero dato l’adesione i rettori degli atenei e non meglio definiti professori universitari. Stupisce l’originalità dei rapporti istituzionali in base alla quale le istituzioni- università non si rapportino all’istituzione-Regione, cioè al Presidente e all’esecutivo, bensì a una parte del governo regionale, cioè la maggioranza politica consiliare.
Stupisce che dopo le dichiarazioni pubbliche sul valore culturale ed economico insito nella capacità di attrazione delle università, tanto più prestigiose quanto più capaci di richiamare studenti provenienti da altre regioni e dall’estero, le stesse università si adattino a misurare la praticabilità del regionalismo universitario.
Stupisce inoltre che nessuno, né tra i consiglieri di maggioranza né tra i professori universitari reclutati al tavolo, abbia ancora presentato un’analisi sui flussi di mobilità: nonostante la valentia dei nostri atenei, si potrebbe anche scoprire che, per ragioni logistiche o per la capacità attrattiva di altre sedi, il Piemonte si troverebbe a rimborsare le risorse del diritto allo studio dei piemontesi “fuori sede” magari in dimensioni non così vantaggiose per il bilancio regionale. Ovviamente sempre stando al micragnoso ragionamento di Cota.
La fase onirica del bilancio regionale è però condita dal sale del federalismo che, come il Presidente non ha mancato di ricordare in totale spregio alle leggi sul diritto allo studio, consentirebbe di salvaguardare gli studenti piemontesi, secondo la proclamata intenzione di concedere i benefici ai provenienti dalle altre regioni solo in regime di compensazione, o governativa (il che sembra improbabile data la Gelmini) o tramite accordi inter-regionali.
La novità sta nelle dichiarazioni del Consigliere Leo che ha annunciato alla Commissione di essere stato insignito insieme agli altri colleghi di maggioranza dal Presidente Cota del lavoro istruttorio sulla nuova regolamentazione. Ha poi dichiarato essere prossima l’ istituzione di un tavolo di lavoro cui avrebbero dato l’adesione i rettori degli atenei e non meglio definiti professori universitari. Stupisce l’originalità dei rapporti istituzionali in base alla quale le istituzioni- università non si rapportino all’istituzione-Regione, cioè al Presidente e all’esecutivo, bensì a una parte del governo regionale, cioè la maggioranza politica consiliare.
Stupisce che dopo le dichiarazioni pubbliche sul valore culturale ed economico insito nella capacità di attrazione delle università, tanto più prestigiose quanto più capaci di richiamare studenti provenienti da altre regioni e dall’estero, le stesse università si adattino a misurare la praticabilità del regionalismo universitario.
Stupisce inoltre che nessuno, né tra i consiglieri di maggioranza né tra i professori universitari reclutati al tavolo, abbia ancora presentato un’analisi sui flussi di mobilità: nonostante la valentia dei nostri atenei, si potrebbe anche scoprire che, per ragioni logistiche o per la capacità attrattiva di altre sedi, il Piemonte si troverebbe a rimborsare le risorse del diritto allo studio dei piemontesi “fuori sede” magari in dimensioni non così vantaggiose per il bilancio regionale. Ovviamente sempre stando al micragnoso ragionamento di Cota.
Eleonora Artesio: consigliere Regionale PRC-FdS
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