Ieri è tornato in campo prepotentemente il movimento degli studenti. Il  governo – come a Genova quasi dieci anni fa – ha scatenato una  repressione che ha un solo obiettivo: trasformare la questione politica  posta dai giovani in una questione di ordine pubblico. Il tentativo –  come a Genova dieci anni fa – è di utilizzare la repressione per fermare  il movimento. Quindi Berlusconi resta in sella e manganella gli  studenti. Questo potrebbe essere a prima vista il commento della  giornata di ieri. Credo tuttavia che occorra andare un po’ più a fondo e  vedere cosa è effettivamente accaduto. In primo luogo Berlusconi ha sì  vinto, ma è del tutto evidente che con tre voti di margine non può  governare. La situazione non è quindi destinata a durare. In secondo  luogo, il modo in cui Berlusconi ha comprato i voti sta facendo  vergognare una parte del suo stesso elettorato e il presidente del  consiglio esce quindi vincitore dalla battaglia, ma per nulla rafforzato  e probabilmente le elezioni anticipate si avvicinano.Chi esce pesto è Fini e con lui il tentativo di costruire una sorta di  transizione interna al blocco di potere berlusconiano. Le ipotesi di  governi tecnici o di responsabilità che mantenessero integro il  programma del caudillo sostituendo la sua impresentabile leadership sono  da oggi decisamente più deboli. Le soluzioni intermedie – da noi  avversate in tutti i modi – interne al blocco di potere del regime sono  quindi in larga parte evaporate.
La situazione che abbiamo dinnanzi è dunque più radicalizzata. Berlusconi lavora per un’uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, in una deriva antidemocratica e antipopolare. Noi dobbiamo lavorare per un’uscita a sinistra, che si ponga l’obiettivo di abbattere Berlusconi e insieme a lui il berlusconismo.
Fino a poche settimane fa avevamo fondato questa nostra prospettiva prevalentemente sulla proposta politica di costruzione del fronte democratico. Oggi, la crescita del movimento pone le basi materiali affinchè quella prospettiva abbia basi di massa e sociali. Il movimento degli studenti ha un carattare per nulla effimero e si alimenta di una condizione di drammatica precarietà percepita sempre di più come un’insopportabile ingiustizia. Non è un caso se esso ha voluto e saputo naturalmente saldarsi alle grandi manifestazioni sindacali di queste settimane, riscoprendo una saldatura di interessi e di prospettive con quella parte del mondo del lavoro che a sua volta non vuole soccombere sotto i colpi dell’offensiva che il grande capitale gli ha scatenato contro. Dovrebbe essere ormai chiaro che nessuna ipotesi di “patto sociale” è perseguibile senza che essa si trasformi in una disastrosa capitolazione. La Cgil può (deve) oggi svolgere una funzione di cruciale importanza: unire le ragioni e i soggetti sociali che stanno pesantemente pagando questo stato di cose, ma hanno abbandonato ogni remissività. Lo sciopero generale è la scossa salutare e profonda che può ridare una chance alla democrazia.
La situazione che abbiamo dinnanzi è dunque più radicalizzata. Berlusconi lavora per un’uscita a destra dalla crisi della seconda repubblica, in una deriva antidemocratica e antipopolare. Noi dobbiamo lavorare per un’uscita a sinistra, che si ponga l’obiettivo di abbattere Berlusconi e insieme a lui il berlusconismo.
Fino a poche settimane fa avevamo fondato questa nostra prospettiva prevalentemente sulla proposta politica di costruzione del fronte democratico. Oggi, la crescita del movimento pone le basi materiali affinchè quella prospettiva abbia basi di massa e sociali. Il movimento degli studenti ha un carattare per nulla effimero e si alimenta di una condizione di drammatica precarietà percepita sempre di più come un’insopportabile ingiustizia. Non è un caso se esso ha voluto e saputo naturalmente saldarsi alle grandi manifestazioni sindacali di queste settimane, riscoprendo una saldatura di interessi e di prospettive con quella parte del mondo del lavoro che a sua volta non vuole soccombere sotto i colpi dell’offensiva che il grande capitale gli ha scatenato contro. Dovrebbe essere ormai chiaro che nessuna ipotesi di “patto sociale” è perseguibile senza che essa si trasformi in una disastrosa capitolazione. La Cgil può (deve) oggi svolgere una funzione di cruciale importanza: unire le ragioni e i soggetti sociali che stanno pesantemente pagando questo stato di cose, ma hanno abbandonato ogni remissività. Lo sciopero generale è la scossa salutare e profonda che può ridare una chance alla democrazia.
Paolo Ferrero Segretario Nazionale PRC-FdS
Tratto da www.paoloferrero.it




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