I tristi accadimenti di Milano dimostrano in maniera inequivocabile quanto siano fallimentari le politiche fatte soltanto di altisonanti proclami securitari del centro- destra. Proclami ai quali non segue nulla, catturato il titolone del giornale, presa la prima pagina del quotidiano, scaldati gli animi della truppa, tutto finisce dove è cominciato e la situazione non muta di una virgola, lasciando che la discriminazione e l’ignoranza continuino a regolare i rapporti tra esseri umani tutti uguali tra loro e divisi soltanto dal Paese di nascita, dal colore della pelle o dalla religione in cui credono. A tutto questo gli eventi di Milano hanno però aggiunto qualcosa: queste destre dai caratteri sempre più palesemente razzisti non hanno neanche il coraggio di assumersi la responsabilità delle loro scelte e delle loro azioni o meglio del loro immobilismo. A partire dal sindaco Moratti, infatti, tutti gli esponenti del PDL e della Lega Nord si sono affrettati ad incolpare le sinistre per quanto avvenuto. Ma per cortesia, non diciamo scempiaggini! Il centro-destra governa ininterrottamente il Comune di Milano da 17 anni, è da poco tornato alla guida della Provincia, governa la Regione Lombardia da 16 anni (15 dei quali con lo stesso presidente, Formigoni, che ora concorre per il quarto mandato) ed infine il centro-destra ha guidato l’Italia per 7 degli ultimi 9 anni. Questi numeri dimostrano in maniera inequivocabile che la situazione che si è venuta a creare nel capoluogo lombardo è figlia solo ed esclusivamente delle politiche del centro-destra, che quindi dovrebbe avere almeno la decenza di fare una seria autocritica e ripartire lungo nuove direttrici. Invece anche in questo caso di adotta la vecchia tattica dello scaricabarile, e visto che questa volta non si può dare la colpa né agli immigrati, che non hanno diritto di voto, né alla magistratura, che quindi giusto per questa volta può non vergognarsi di nulla, allora può andare bene anche la cara vecchia sinistra. Ma ovviamente non si possono fare nomi e cognomi, né si possono citare fatti concreti perché non c’è nulla a sostegno di questa tesi, basta identificare un colpevole, che sia però sufficientemente vago, tirar su il solito polverone e conquistare le copertine dei giornali.
Queste stesse strategie stanno dando gli stessi frutti anche ad Alessandria: le politiche sulla sicurezza di cui tanto di fanno vanto il sindaco Fabbio e la sua giunta in realtà non hanno portato a nessun risultato concreto, ad anzi la situazione è peggiorata nel breve volgere di un anno. Secondo l’autorevole ricerca sull’indice della qualità della vita, redatto annualmente da Il Sole 24 ore, risulta che Alessandria sia scesa dal 69esimo al 78esimo posto tra i capoluoghi di provincia italiani come qualità della vita. Se poi si va a vedere come si classifica la nostra città nelle varie sezioni che compongono il giudizio finale si scopre anche un’altra cosa: nella sezione dedicata alla percezione dell’ordine pubblico da parte della cittadinanza Alessandria scende dal 96esino al 101esimo, con buona pace delle ronde padane, delle telecamere e di tutte le altre trovare escogitate da Fabbio e soci. Anche il nostro caro sindaco sembra essere ormai in piena confusione: per cercare di giustificare questa pesante debacle a La Stampa del 20/12/09 dichiara “…se in un anno gli omicidi passano da 1 a 2 per la statistica significa un 50% in più”. Caro sindaco se gli omicidi passano da 1 a 2 non aumentano del 50% ma del 100%. Sul governo della città non ci siamo, sulla sicurezza men che meno, e anche sulla matematica forse è meglio fare un ripassino!
Le/I Giovani Comuniste/i di Alessandria
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