Operai, precari, disoccupati, commercianti, artigiani...tante drammatiche storie quotidiane. Ogni giorno si può leggere sul viso delle persone una nuova pagina del dramma che ognuno ha dentro di sè.
L'operaio della Texo, con la sua incertezza sul futuro del suo lavoro, compromesso oltre che dalla crisi anche dai giochetti imprenditoriali all'italiana (concordati preventivi, fallimenti assai particolari). Il giovane che vive sperando in un rinnovo di contratto lavorativo (con la consapevolezza che dovrà lavorare all'infinito per avere una pensione da fame). Il disoccupato, nuovo oppure rassegnato (ti dicono che devi lavorare fino a 65 anni,ma a 45 vieni considerato superato ed inutile dal mondo del lavoro). Il commerciante, che mensilmente sborsa migliaia di euro per una locazione in una zona che chi amministra gli dice essere ”la vetrina della città”, mentre, contemporaneamente, dà il benestare all'insediamento di nuovi centri commerciali, e il portafoglio vuoto di operai ed impiegati non riesce a dare risorse. L'artigiano con poco lavoro e la difficoltà ad incassare i crediti, la demoralizzazione di dover cessare o fallire (senza portafoglio gonfio). Per quanti è liberatorio il venerdì pomeriggio alle 17, quando la banca chiude e nessuno telefona. Chi vive questo quotidiano non è molto interessato alla smania di grandezza di certe forzate manifestazioni, o di mega opere assai discutibili e certamente non ha più voglia di sentirsi dire che tutto và bene, senza però che qualcuno faccia nulla perché tutto vada bene.
Lavoro, assicurazione di una vita dignitosa a chi si trova in difficoltà,non è un'elemosina,è un preciso dovere di chi amministra (a livello centrale o periferico) non lasciare scivolare la società in un dirupo senza appigli per risalire.
Speriamo che questo particolare bisogno di sicurezza sia recepito da chi continua a proporsi come risolutore di un altro tipo di sicurezza (senza per altro dare soluzione di fatto).
Saluti a pugno chiuso.
Il Circolo di Alessandria del Partito della Rifondazione Comunista
L'operaio della Texo, con la sua incertezza sul futuro del suo lavoro, compromesso oltre che dalla crisi anche dai giochetti imprenditoriali all'italiana (concordati preventivi, fallimenti assai particolari). Il giovane che vive sperando in un rinnovo di contratto lavorativo (con la consapevolezza che dovrà lavorare all'infinito per avere una pensione da fame). Il disoccupato, nuovo oppure rassegnato (ti dicono che devi lavorare fino a 65 anni,ma a 45 vieni considerato superato ed inutile dal mondo del lavoro). Il commerciante, che mensilmente sborsa migliaia di euro per una locazione in una zona che chi amministra gli dice essere ”la vetrina della città”, mentre, contemporaneamente, dà il benestare all'insediamento di nuovi centri commerciali, e il portafoglio vuoto di operai ed impiegati non riesce a dare risorse. L'artigiano con poco lavoro e la difficoltà ad incassare i crediti, la demoralizzazione di dover cessare o fallire (senza portafoglio gonfio). Per quanti è liberatorio il venerdì pomeriggio alle 17, quando la banca chiude e nessuno telefona. Chi vive questo quotidiano non è molto interessato alla smania di grandezza di certe forzate manifestazioni, o di mega opere assai discutibili e certamente non ha più voglia di sentirsi dire che tutto và bene, senza però che qualcuno faccia nulla perché tutto vada bene.
Lavoro, assicurazione di una vita dignitosa a chi si trova in difficoltà,non è un'elemosina,è un preciso dovere di chi amministra (a livello centrale o periferico) non lasciare scivolare la società in un dirupo senza appigli per risalire.
Speriamo che questo particolare bisogno di sicurezza sia recepito da chi continua a proporsi come risolutore di un altro tipo di sicurezza (senza per altro dare soluzione di fatto).
Saluti a pugno chiuso.
Il Circolo di Alessandria del Partito della Rifondazione Comunista
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