venerdì 29 ottobre 2010

Boomerang Marchionne

Le intenzioni erano diverse, evidentemente si voleva rispondere al grande impatto della manifestazione del 16 ottobre. Fatto sta che l'intervista dell'amministratore delegato della Fiat nella trasmissione di Fabio Fazio di domenica si è rivelata un boomerang. Sergio Marchionne, di fronte a un interlocutore sorridente e compiacente, si è sentito evidentemente autorizzato a dare il peggio di sè. Ne è uscita una sequela abbastanza sconclusionata di invettive e lamentele, che è servita unicamente a non fornire un solo dato, una sola notizia sui reali programmi della Fiat in Italia.
Conosciamo questo modello comunicativo, è quello di Silvio Berlusconi. Da un lato c'è il "fare" e dall'altro c'è il "sabotare". Sindacalisti, giudici, intellettuali non compiacenti sono i sabotatori, coloro che impediscono che sia apprezzato il fare di chi comanda. Sergio Marchionne ha parlato allo stesso modo. La Fiat non guadagna nulla in Italia, ma solo all'estero.

Naturalmente ha dimenticato di dire che fuori dal nostro paese la Fiat ha impianti solo ove i salari sono assai più bassi e i finanziamenti pubblici proporzionalmente più alti. Ha dimenticato di dire che in quell'Europa occidentale, ove ci sono quei salari più alti che lui ha promesso agli operai italiani, non c'è alcun stabilimento della Fiat.
Marchionne ha annunciato il taglio di dieci minuti delle pause per i lavoratori di Melfi e Pomigliano, presentandolo come piccola cosa, un piccolo sacrificio peraltro retribuito. Ha così dimenticato di dire che questo taglio corrisponde alla riduzione del 25% delle pause. Ci provi a ridurre del 25% i profitti dei suoi azionisti e vedrà dove lo cacciano. Marchionne ha lamentato l'anarchia degli stabilimenti ove però la Fiom ha solo il 12,5% degli iscritti, senza spiegare perchè l'azienda non riesca a governare l'87,5% del proprio personale. Marchionne ha annunciato che l'Italia sarebbe al 118° posto su 139 per efficienza del lavoro. Senza spiegare, d'altra parte nessuno gliel'ha chiesto, da dove venga questa classifica, su quali basi sia costruita, quali siano i fattori che la compongono.
Marchionne ha smentito ogni intenzione di entrare in politica, con la solita ipocrisia degli amministratori delegati che danno giudizi politici, fanno operazioni politiche, e però sostengono che questo è solo mercato.
Marchionne ha lamentato che tre operai a Melfi hanno fermato 1.200 lavoratori, dimenticando che questa sua affermazione è stata condannata come antisindacale da un tribunale che ha disposto il reintegro di quei lavoratori. Sentenza che la Fiat non ha ancora rispettato. Marchionne, come Berlusconi, più fallisce più diventa prepotente, meno è in grado di spiegare più offende. E, come Berlusconi, vede la propria arroganza smontata dal semplice commento di un comico, in questo caso Luciana Littizzetto che alla fine della trasmissione si è più o meno chiesta: "Ma se è così bravo, com'è che chiude Termini Imerese?".
Marchionne ha passato un quarto d'ora in televisione senza spiegare nulla, ma non certo per riservatezza o rispetto delle relazioni sindacali, perchè questo è esattamente quello che fa anche al tavolo delle trattative. In Marchionne, come in Berlusconi, è sempre più difficile distinguere l'immagine dalla realtà, la propaganda dai fatti. E poi, esattamente come fa il Presidente del Consiglio, Marchionne si è lamentato di una campagna mediatica avversa. Qui c'è un'assoluta irriconoscenza verso un mondo culturale e politico che invece ha sempre supportato le sue imprese. Al punto di non chiedere neppure conto di fatterelli come la distribuzione di lauti dividendi agli azionisti e poderosi aumenti al top management, mentre agli operai veniva cancellato il premio di risultato. In realtà con il regime informativo che c'è oggi in Italia, se raccoglie cattiva pubblicità Marchionne deve prendersela unicamente con se stesso.
Alla fine bisogna ringraziare questa trasmissione. Dopo di essa le ragioni della Fiom sono ancora più chiare e valide agli occhi di tutti.

Giorgio Cremaschi
Tratto da Liberazione del 26/10/2010

sabato 23 ottobre 2010

ATM DI ALESSANDRIA: UN BENE COMUNE SOTTRATTO AI CITTADINI

Lo spazio dei Beni Comuni e dei diritti di cittadinanza ad essi connessi, in questa citta' si sta rapidamente riducendo per fare posto ad una logica aziendalistica tesa al profitto che risulta incompatibile con l'elemento pubblico che dovrebbe caratterizzare i servizi di interesse generale garantiti dalla nostra Costituzione. Tra questi servizi, anche il trasporto pubblico locale del nostro territorio sta per essere messo in vendita o raggruppato con quello dei trasporti milanesi che nulla hanno a che fare con il nostro territorio e con i bisogni dei nostri cittadini, ma risponde ad un precisoisegno che vede nelle aziende pubbliche multiservizi, un piatto grasso per le personali rendite di posizione di personaggi che utilizzano la politica per il proprio interesse personale, impedendo ai cittadini di essere partecipi di un progetto locale.

Per questo invitiamo tutti i cittadini di Alessandria, i lavoratori, le forze politiche e le associazioni ad incontrarsi:
GIOVEDì 28 OTTOBRE ALLE ORE 21
PRESSO LA CIRCOSCRIZIONE CENTRO IN VIA VENEZIA 7
per riflettere sulla possibilità di un progetto partecipato di lotta comune che metta al centro i bisogni dei cittadini del nostro territorio e che rilanci l'idea di un'etica del servizio pubblico.

Perteciperanno al dibattito:
Matteo Gaddi - PRC-FdS,
Monica Cerutti - cons. reg.,
SEL, Massimo Barbadoro - Ass.re Provinciale al Lavoro,
Daniele Coloris- Segr.FILT di Alessandria

Il dibattito è organizzato da:
Partito Della Rifondazione Comunista (FdS) di Alessandria,
Partito dei Comunisti Italiani (Fds) di Alessandria
Sinistra ecologia e libertà di Alessandria
Italia dei Valori di Alessandria




lunedì 18 ottobre 2010

Il teatro è l'unico edificio, od area pubblica, a rischio nel comune di Alessandria?

La presenza di amianto nell'area del teatro cittadino,fatto emerso dal pozzo delle disattenzioni in queste ultime settimane, pone un interrogativo:
Esiste un elenco di aree pubbliche a rischio sanitario od ambientale nel comune di Alessandria?
Se fino ad oggi una situazione come quella del teatro, luogo ampiamente frequentato dal pubblico oltre che dagli addetti ai lavori,non aveva dato adito a perplessità riguardo alla sicurezza ambientale, si può immaginare che preoccupazione possa insorgere per altre strutture.
Siamo sicuri che il teatro è un caso isolato e non vi siano altre situazioni?
Una cosa senza dubbio utile sarebbe verificare se esistono pericoli potenziali, o già palesemente manifestati ed accuratamente censurati.
Se il deficit di responsabilità è da parte di chi amministra non vi deve essere da parte dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali, e per cui segnalino i casi, se esistono.
Auguro un buono e scrupoloso lavoro alle strutture della sanità e del controllo ambientale.

Massimo Orero Circolo Partito della Rifondazione Comunista - F.d.S di Alessandria

martedì 12 ottobre 2010

Il 16 Ottobre tutti con la FIOM!

La FIOM il 16 ottobre a Roma scenderà in piazza per una importante manifestazione, cruciale per il destino dei lavoratori del nostro paese e per la difesa dei nostri diritti.
In questi mesi il Governo Berlusconi e Confindustria hanno portato avanti un attacco violento e sfrontato al lavoro e alla democrazia, la FIOM è rimasta uno dei pochi fronti di resistenza democratici allo sfondamento delle destre e del padronato.
Approfittando della crisi il capitalismo cerca di aumentare i suoi profitti, negando i diritti dei lavoratori, tagliando le risorse per la scuola, l’università e la sanità, privatizzando i beni pubblici come l’acqua. Imponendoci la precarietà non solo nel lavoro, ma come modello di vita. Tutto questo non lo possiamo permettere.
Per questo motivo il Partito delle Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra, aderisce e lavora alla costruzione di una ampia mobilitazione in sostegno della FIOM che rimane una delle parti più combattive del sindacato, nel momento in cui è massimo l’offensiva portata avanti al mondo del lavoro dal Governo e Confindustria.
La partecipazione alla manifestazione del 16 ottobre è una reale opposizione di classe agli interessi del Capitale nel nostro Paese in difesa della dignità del lavoro e dei lavoratori.
La nostra è una scelta di parte, coscienti di essere sempre e comunque dalla parte dei lavoratori, per la costruzione di una alternativa al Capitalismo e per un’uscita dalla crisi da esso prodotta.
L’invito è a mobilitarci tutti per una grande manifestazione che faccia capire a tutti che i lavoratori non accetteranno più che i propri diritti vengano messi in discussione.

La segreteria provinciale del Partito della Rifon
dazione Comunista di Alessandria (PRC-FdS)



lunedì 11 ottobre 2010

Una bomba senza spoletta all'interno della città

La parole scritte nel comunicato dei rappresentanti dei lavoratori della polizia penitenziaria, che prestano servizio presso il carcere di Piazza Don Soria, sono molto chiare e preoccupanti.
Riempirsi la bocca con l’argomento della sicurezza è servito molto come propaganda elettorale per alcuni personaggi, sia a livello nazionale che locale, ma al di là delle parole non si è fatto nulla di concreto.
Militari da parata in alcune città (nessuna deterrenza sugli eventi criminali, se non per far traslocare alcuni traffici da un quartiere ad un altro), ronde di solerti cittadini a vigilare sul territorio (non si ha a disposizione nessun bilancio dell’operazione), ma quali investimenti finanziari per i corpi di polizia?
Come ci viene spiegato dagli agenti della polizia penitenziaria la situazione chi si presenta nel carcere cittadino è drammatica, da qualsiasi parte delle sbarre la si osservi, o meglio, la si subisca.
Agenti costretti di fatto al lavoro straordinario (non retribuito per mancanza di fondi) per coprire le carenza di organico, ore lavorate di straordinario non recuperabili in quanto il fatto che il personale è sotto organico non permette di effettuare questa operazione.
Detenuti in situazioni di convivenza disastrose, lo spazio di vita quotidiano per ogni sei detenuti è di venti metri quadrati, riduzione drastica della attività sociali in carcere. A questo aggiungiamo il fatto che la concentrazione di persone di etnie diverse in un contesto simile può portare a situazione di conflittualità interna elevata.
In questi anni c’è chi si è voluto mettere una maschera di perbenismo ed intransigenza, inventandosi nuovi reati da perseguire, ciò ha portato ad un massiccio afflusso di nuove entrate nella strutture di detenzione.
Ad Alessandria è necessario e doveroso che tutte le forze politiche prendano atto della situazione denunciata dagli agenti della polizia penitenziaria e si facciano interpreti del loro disagio presso il Ministero di Giustizia, affinché intervenga rapidamente a disinnescare questa vera e propria “bomba” in Piazza Don Soria.

Il Circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Alessandria (PRC-FdS)
Il Circolo del Partito dei Comunisti Italiani di Alessandria (PdCI-FdS)

giovedì 7 ottobre 2010

Noi, con la Fiom, contro l’eversione del capitale

Fra meno di due settimane, sabato 16 ottobre, la Fiom chiamerà a raccolta, in quella che già si annuncia come un’imponente manifestazione di popolo, tutte le forze sociali che nella necessità di respingere l’attacco furibondo alle conquiste e ai diritti dei lavoratori vedono la via maestra per impedire che si compia la più devastante rottura democratica dell’era repubblicana.
Occorre dire che di un simile rischio vi è, anche a sinistra, solo parziale consapevolezza. O meglio, dello smottamento democratico si coglie l’aspetto più immediatamente politico e morale: la degenerazione corruttiva della coalizione di governo, il potere dispotico, personale, del capo del governo che travolge l’intera architettura costituzionale, l’oltraggio sistematico alla legalità, il disprezzo ostentato per ogni procedura democratica e l’assalto liquidatorio ai poteri indipendenti che rifiutano di sottomettersi all’esecutivo. Si coglie meno, e nel Pd non si coglie affatto, quello che con chiarezza e semplicità esemplari Oscar Lafontaine, fondatore della Linke, ricordava in un recente dibattito svoltosi alla festa della Federazione della Sinistra, e cioè che domina nella sfera politica chi domina nei rapporti sociali. E che se questi sono caratterizzati dallo sfruttamento e dall’unilateralità del comando d’impresa, la politica non potrà autonomizzarsene ed anzi finirà per divenirne lo specchio fedele.
Ancora ieri, qualche giornale di area democratica titolava, in prima, «Eversore», epiteto impresso sul faccione torvo di Berlusconi. E a ragione. Dubito tuttavia che quella stessa grave espressione verrebbe usata per qualificare il comportamento di Marchionne. All’amministratore delegato della Fiat, capintesta della crociata contro il lavoro e a Confindustria, la cui parola è ormai ascoltata con la deferenza che si deve ad un organo istituzionale, non si rivolge lo stesso capo d’accusa.
Una volta era nozione di senso comune, maturata nella concreta esperienza di milioni di persone, che l’affermazione della democrazia dentro i luoghi di lavoro, le conquiste frutto del conflitto operaio, si riverberassero a 360 gradi sull’insieme della società, rendendola più giusta, più civile, più coesa. Difendendo gli interessi dei lavoratori - si diceva - si difendono gli interessi generali del Paese.Non vi era ombra di dubbio sul significato pregnante dell’articolo 1 della Costituzione, che coniuga non casualmente la democrazia con il lavoro, riconoscendo ai produttori associati una funzione quasi demiurgica per l’inveramento dei precetti della Carta. Oggi no. Il rovesciamento è stato diametrale. L’impresa e la regola ferrea, sebbene non scritta, che ne informa i comportamenti, quella della competitività, hanno occupato interamente il proscenio, unendo destra e sinistra moderata nel culto dell’ideologia neo-mercatista. Quella in ragione della quale si è accreditato Marchionne come l’interprete genuino della modernità ai tempi della globalizzazione e si è accettato che il posto di lavoro fosse messo in concorrenza con i diritti.
La fortuna della destra in tutta Europa e specialmente nel nostro Paese ha molte convergenti ragioni. Ma l’egemonia culturale del capitale, la “costituzionalizzazione“ del mercato è ciò che ne ha più di ogni altra cosa legittimato la funzione dirigente. L’impotenza di fronte alla crisi planetaria è la più plateale confessione di un disarmo culturale che ha sin qui impedito alla sinistra di candidarsi alla guida di una grande riforma economica e sociale. Una riforma che o passa attraverso un profondo mutamento dei rapporti di produzione, o ha la forza di riproporre la questione divelta del carattere sociale della proprietà, oppure è destinata ad insabbiarsi, perdere di vigore e rinculare nell’alveo del riformismo, trasformista e subalterno. La Fiom ha preso nelle proprie mani e proposto alla sinistra la precondizione di questo necessario salto di paradigma: l’affermazione dell’ irriducibilità del lavoro al capitale. Per questo viene ferocemente combattuta dal potere costituito e dal groviglio di interessi di cui esso è espressione. Per questo il successo dell’appuntamento del 16 ottobre, al quale offriremo tutto il nostro sostegno, rappresenterà molto più che la buona riuscita di una pur importante manifestazione.

Dino Greco da Liberazione del 5/10/2010