Vale sempre la pena ricordare un commento fatto dall’avv. Agnelli, nel 1992, a proposito della scelta di Silvio Berlusconi di cimentarsi nel confronto elettorale di quel periodo: se perde, perde lui, se vince, vinciamo tutti, ovviamente riferito al gruppo dirigente di Confindustria dell’epoca.
L’influenza del gruppo Fiat sulle scelte politiche e d economiche del nostro paese è cosa nota, ma anche quando si parla di accordi Fiat non si discute mai di un solo stabilimento, sono scelte che fanno scuola, ed è per questa ragione che l’accordo che si vuole far accettare i lavoratori di Pomigliano potrebbe ispirare nuove forme di contrattazione sempre di più senza regole. Infatti, con le richieste avanzate dalla Fiat, si dovrebbe cedere ad un vero e proprio ricatto o accettare condizioni di lavoro durissime, oppure delocalizzazione della produzione e conseguente disoccupazione. Prendere per la gola una fabbrica agonizzante e, anche grazie alla complicità di una parte dei sindacati ed ad un’opposizione inesistente, cercare di modificare alcuni diritti sanciti dalla Costituzione, come il diritto allo sciopero o i permessi elettorali, ed alcuni diritti previsti dello Statuto dei lavoratori, come il diritto alla malattia, significa soltanto cercare di riportare il mondo del lavoro al secolo scorso. Se dovesse passare il “ modello Pomigliano” ne risentirà tutto il mondo del lavoro, nessuna categoria esclusa. Per questo esultano i vertici di Confindustria, Tremonti, Sacconi e tutti quelli che vogliono un Paese dove non si pongono domande, dove l’informazione è spesso “drogata”, dove soggetti la FIOM vengono bollati come “comunisti” e magari gli operai di Pomigliano come “fannulloni”. Da molti mesi la Fiat pubblicizzati la “Fabbrica Italia” come tanto di spot di un papà con un bimbo in braccio accompagnato con le solite frasi retoriche sull’avvenire. Un avvenire in cui, se passano gli accordi di Pomigliano, questo bambino non avrà nessun diritto sul suo posto di lavoro, né quelli sanciti dalla Costituzione, né quelli sanciti dallo Statuto dei lavoratori. Si decide il futuro delle nuove generazioni anche di quelli che pesano che loro riusciranno sempre a cavarsela, fino a prova contraria.
L’influenza del gruppo Fiat sulle scelte politiche e d economiche del nostro paese è cosa nota, ma anche quando si parla di accordi Fiat non si discute mai di un solo stabilimento, sono scelte che fanno scuola, ed è per questa ragione che l’accordo che si vuole far accettare i lavoratori di Pomigliano potrebbe ispirare nuove forme di contrattazione sempre di più senza regole. Infatti, con le richieste avanzate dalla Fiat, si dovrebbe cedere ad un vero e proprio ricatto o accettare condizioni di lavoro durissime, oppure delocalizzazione della produzione e conseguente disoccupazione. Prendere per la gola una fabbrica agonizzante e, anche grazie alla complicità di una parte dei sindacati ed ad un’opposizione inesistente, cercare di modificare alcuni diritti sanciti dalla Costituzione, come il diritto allo sciopero o i permessi elettorali, ed alcuni diritti previsti dello Statuto dei lavoratori, come il diritto alla malattia, significa soltanto cercare di riportare il mondo del lavoro al secolo scorso. Se dovesse passare il “ modello Pomigliano” ne risentirà tutto il mondo del lavoro, nessuna categoria esclusa. Per questo esultano i vertici di Confindustria, Tremonti, Sacconi e tutti quelli che vogliono un Paese dove non si pongono domande, dove l’informazione è spesso “drogata”, dove soggetti la FIOM vengono bollati come “comunisti” e magari gli operai di Pomigliano come “fannulloni”. Da molti mesi la Fiat pubblicizzati la “Fabbrica Italia” come tanto di spot di un papà con un bimbo in braccio accompagnato con le solite frasi retoriche sull’avvenire. Un avvenire in cui, se passano gli accordi di Pomigliano, questo bambino non avrà nessun diritto sul suo posto di lavoro, né quelli sanciti dalla Costituzione, né quelli sanciti dallo Statuto dei lavoratori. Si decide il futuro delle nuove generazioni anche di quelli che pesano che loro riusciranno sempre a cavarsela, fino a prova contraria.
Il Circolo del PRC di Pontecurone: “Lucio Libertini”
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