martedì 20 ottobre 2009

Chiusura delle sedi decentrate del Politecnico di Torino, un costo sociale non sostenibile.

Era nell’aria da un po’ di tempo, ma adesso sembra dover diventare realtà, la chiusura di tutte le sedi decentrate del Politecnico di Torino. Profumo, rettore del Politecnico, infatti, alla luce della necessità impostagli dal ministero di dimezzare le ore di didattica, ha proposto al Senato Accademico la chiusura delle cinque sedi decentrate (Oltre ad Alessandria sono a rischio chiusura Vercelli, Mondovì, Verres e Biella).
Siamo perfettamente a conoscenza che, in parte, queste sedi rappresentano "interessi particolari" e sono funzionali a “potentati” e gruppi di imprese locali, ma nel contempo riteniamo questa scelta lesiva del diritto allo studio di tutti quei ragazzi che non potranno permettersi di trasferirsi a Torino o di intraprendere una vita da pendolare per proseguire i loro studi universitari o iniziarli.
Con la chiusura di queste sedi probabilmente diminuiranno i costi di gestione del Politecnico, ma aumenteranno i costi sociali a causa di una scelta che nega il futuro a molti ragazzi, soprattutto di quelle fasce sociali che la crisi ha già messo fortemente in difficoltà.
Riteniamo inoltre assurda la pretesa di poter condurre le lezioni in video conferenza o peggio scaricandole da internet, chiunque ha affrontato un percorso di studi universitari conosce benissimo l’importanza di potersi interfacciare direttamente con un docente.
Al diritto allo studio negato si affianca anche il problema di tutti quei lavoratori precari, ma non solo, che rischiano il posto dopo anni di incertezze e contratti a tempo rinnovati di volta in volta.
Ad Alessandria, la sede del politecnico, ha rappresentato un importante punto di riferimento per la ricerca e lo sviluppo del territorio e delle imprese, un capitale di risorse soprattutto umane che rischia di andare perso o trasferito.
I problemi dell’università italiana non sono certo le sedi decentrate, ma la scarsità di risorse per ricerca e didattica e la condizione di precarietà di chi ci lavora, precari a cui ormai è affidato quasi il 50% della ricerca e della didattica.
Un paese che non investe nella formazione e nella ricerca è un paese destinato a un futuro certamente poco roseo.
Vogliamo quindi esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a tutti gli studenti e a tutti i lavoratori della Sede di Alessandria del Politecnico di Torino.

I Giovani Comuniste/i del circolo di Alessandria del Partito della Rifondazione Comunista

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