giovedì 17 settembre 2009

Quale piano economico ha l’amministrazione comunale di Alessandria?

Al suo insediamento l’attuale amministrazione si proponeva come il governo cittadino mirato alla trasparenza e al rilancio della città. L’assessore Luciano Vandone dava velocemente dimostrazione di quello che sarebbe stato il suo piano economico per Alessandria. Con la strada trovatasi già aperta dalla precedente giunta Scagni, ha proceduto a tappe forzate alla dismissione delle municipalizzate ed all’alienazione degli immobili comunali. Prima le farmacie comunali, “travasate” dall’Aspal alla nuova società Farmal, poi aggiudicate con battuta d’asta all’unico acquirente presentatosi, cedendogli l’80% delle quote, il 20% resta sotto il controllo comunale (in forza di questa quota di controllo pubblico, l’amministrazione è in grado oggi di relazionare come sta andando il primo esperimento cessione di una municipalizzata?). Dopo le farmacie si è rivolta subito l’attenzione all’Aristor ed alla casa di riposo Basile, nel frattempo si procedeva a mettere sul mercato anche gli immobili comunali. Come agenzia immobiliare, “cessioni attività ed immobili”, l’assessorato di Vandone è molto operativo.

Passiamo agli investimenti. Pur lamentando casse magre, l’amministrazione alessandrina è propensa alle grandi (e spesso inutili) opere. Dopo aver demolito il ponte Cittadella (uno dei pochi simboli storici della città), si prospetta in un futuro, prossimo o remoto, un nuovo “mega” ponte, già progettato da tempo dall’allora sindaco in carica Francesca Calvo. Quindi che serva o no, si tratta di un aperitivo già pagato che anche se non si ha voglia si beve. Dopo l’aperitivo però resta da pagare il nuovo ponte, ma quanto?

Gli Alessandrini, nel frattempo, aspettano fiduciosi il ritorno ad una viabilità normale. Il ponte Cittadella è stato demolito non considerando minimamente i vari studi tecnici che dimostravano l’inutilità dell’abbattimento, se nel contempo non viene risolto il problema della massa d’acqua che arrivano in città dal Tanaro e dai suoi affluenti. Si è “volato” sopra il vincolo dei beni culturali, ma soprattutto si è volato sopra il ponte in elicottero con il sottosegretario Bertolaso, che senza la minima documentazione ha sentenziato che il “tappo” andava eliminato. La protezione civile è il passepartout per tutte le porte, con ampia disponibilità di uomini, attrezzature, mezzi di ogni genere e finanziamenti. A parte la “sentenza di morte” per il ponte Cittadella, la protezione civile si è occupata di un eventuale piano di intervento in caso di un incidente chimico nell’area di Spinetta? E se esiste un piano (e ci auguriamo che esista), non sarebbe utile illustrarlo alla popolazione ed a tutti i livelli istituzionali (consiglio comunale, consiglio circoscrizionale) ? Per fare in modo che tutti sappiano cosa fare in caso di bisogno (auguriamoci mai!).

Arriviamo all’arredo urbano. Si prospetta di cambiare i lampioni di tipo “ rivierasco” di via Cavour, ma già che ci siamo si pensa anche di rifare tutta la via , rifatta da poco ed ancora in buone condizioni, probabilmente non c’è altro modo di investire delle risorse. I lavori di C.so Acqui sono notevolmente in ritardo, la memoria torna indietro a Via Mazzini, molto spesso vi è continuità operativa tra giunte diverse, in quanto spesso i tecnici sono gli stessi. In una situazione economica drammatica (volgente al tragico), come quella attuale, con la perdita di potere d’acquisto di stipendi e pensioni, con il commercio in caduta libera, la disoccupazione, l’amministrazione comunale non pensa che sia il caso di dedicare parte delle risorse economiche a disposizione al sostegno delle fasce di popolazione più deboli?

In un prospettato federalismo, dove si auspicherebbe che le risorse locali dovrebbero essere usate localmente, bisognerebbe dedicarne una parte al disagio sociale (in costante aumento), senza aspettare “Mamma Roma” (se si vuole essere coerenti). Bisognerebbe sostenere economicamente coloro che vivono situazioni di disagio e dare fiducia alla grande massa di cittadini dei “1000 euro” al mese (che devono bastare per tutto). Affinché questa parte della popolazione non perda la fiducia nelle istituzioni e nell’esercizio del loro diritto di voto. Per paradosso qualcuno potrebbe pensare che per risolvere i propri problemi potrebbe candidarsi alla prossima tornata elettorale, in modo da poter aspirare al posto di presidente del consiglio comunale, vista la lauta retribuzione.

Saluti a pugno chiuso.

Il circolo di Alessandria del Partito della Rifondazione Comunista.


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